di Angelo De Mattia
Non era prevedibile che i critici della Banca d’Italia di Antonio Fazio, cui imputavano una presunta difesa dell’italianità del sistema bancario, ora ricorressero proprio all’italianità per avanzare dubbi sull’operazione che Leonardo Del Vecchio si propone di realizzare salendo al 20% di Mediobanca. Una resipiscenza tardiva o un concetto impiegabile a seconda delle circostanze «pro domo propria»? Per di più si ricorre all’italianità nel caso di un’operazione progettata da una società italiana che dichiara di difendere la proprietà italiana di Piazzetta Cuccia. Si capirebbe la richiesta di trasparenza, di osservanza degli indirizzi di Vigilanza, di assicurazioni sulla stabilità e sulla sana e prudente gestione della banca, nonché sull’adeguatezza della governance e degli esponenti aziendali, sull’esistenza di un solido piano strategico e operativo, ma non si capisce una sorta di ostracismo preventivo di alcuni ambienti. Si teme una specie di colonizzazione francese discendente da EssilorLuxottica? Si possono fare le elucubrazioni e le dietrologie che si vogliono, ma esistono i vincoli che la Vigilanza può imporre prima dell’assunzione della partecipazione in questione. Del resto fino a poco tempo fa non era proprio un francese, Vincent Bolloré, il primo azionista di Mediobanca insieme con Unicredit? Si sostiene che l’ingresso di Delfin in Piazzetta Cuccia sarebbe un passaggio per acquisire una posizione di rilievo in Generali? Certamente, anche in questo caso il mantenimento in Italia dei centri decisionali del Leone – e dunque di un’italianità che significa competere adeguatamente con le concorrenti europee – è fondamentale, ma come non rilevare che per tale competizione è ormai necessario un irrobustimento del capitale di Trieste, di cui Antoine Bernheim rilevava l’esigenza almeno 15 anni fa? Non è preferibile chiedersi come rafforzare l’insediamento italiano anziché lanciare un generico allarme per «Hannibal ante portas»? Ma, al di là di questa valutazioni, ora è la Vigilanza unica che deve decidere rispondendo alla richiesta di autorizzazione, la quale può essere concessa anche con vincoli e impegni. Ugualmente la Consob farà le sue valutazioni. In ogni caso Mediobanca per tener fede al suo ruolo del passato deve evolvere e rafforzarsi e non può basarsi prevalentemente sui ritorni della partecipazione nelle Generali. Un progetto all’altezza degli anni Duemila appare necessario. È soprattutto questo l’aspetto fondamentale per valutare l’operazione di Del Vecchio. Allora si lasci giudicare le autorità competenti anziché arrivare ad ipotizzare addirittura l’impiego del golden power per bloccare l’operazione. E si abbia chiaro che su una decisione del genere molto probabilmente si aprirebbe un lungo contenzioso giuridico che non è nell’interesse di nessuno. (riproduzione riservata)
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