di Luca Gualtieri
La prima occasione formale per discuterne sarà la riunione del cda del prossimo 24 giugno ma già ieri mattina sulla vicenda Mediobanca si susseguivano lunghe telefonate tra gli amministratori di Generali. Da mesi del resto la scalata di Leonardo Del Vecchio a Mediobanca viene studiata con attenzione in quel di Trieste. Non solo perché le due parti in causa sono azionisti storici della compagnia (Piazzetta Cuccia al 12,89% e Del Vecchio al 4,84%), ma anche perché l’esito della partita avrà importanti ripercussioni anche per Generali. Dopo i pesanti acquisti degli anni scorsi oggi Mister Luxottica è il terzo azionista di Generali, staccato solo di un soffio da quel Francesco Gaetano Caltagirone con cui si è mosso a lungo in tandem per rafforzare il fronte italiano. I rapporti tra i due imprenditori si mantengono buoni anche se, da osservatore estraneo alla partita in corso a Piazzetta Cuccia, Caltagirone non vedrebbe di buon occhio una completa destabilizzazione della merchant. Semmai l’auspicio è quello di individuare una mediazione che, pur preservando il ruolo e l’identità di Mediobanca, dia alla governance di Generali un più stabile assetto di lungo periodo. Insomma, una spartizione di potere. In questa direzione è andata per esempio la revisione dello statuto approvata dall’ultima assemblea. Tra le modifiche votate dagli azionisti c’è l’introduzione della cosiddetta lista del board, un intervento che fortifica l’autonomia del vertice allineandola alle best practice internazionali e alle richieste del mercato.
Al momento nessuno dei grandi soci pensa ad altri cambiamenti nel brevissimo periodo: saldo al timone resta infatti il ceo Philippe Donnet, cui fa scudo il consenso del mercato, mentre il presidente Gabriele Galateri ha concluso solo il primo anno del suo mandato. Semmai qualcuno sta già iniziando a ragionare sulla scadenza del 2022 quando gli azionisti saranno chiamati a eleggere il nuovo board. In quell’occasione le esigenze di discontinuità degli azionisti italiani potrebbero farsi particolarmente intense, anche alla luce di un loro ulteriore rafforzamento in termini di possesso azionario. Già oggi le partecipazioni congiunte di Del Vecchio, Caltagirone e Benetton superano quella di Mediobanca e potrebbero proiettarsi verso il 20%. I pesi specifici del passato insomma si stanno ribaltando e, in linea puramente teorica, non è difficile immaginare una situazione in cui un’eventuale lista presentata dai privati senza Piazzetta Cuccia ottenesse la maggioranza in assemblea. Uno scenario che per ora nessuno vuole tradurre in pratica ma che certamente dà la misura del cambiamento in atto anche nella governance di Generali. (riproduzione riservata)
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