OSSERVATORIO PERMANENTE SUGLI INVESTIMENTI ASSICURATIVI
In fondi Stabilità Plus è un contratto di assicurazione sulla vita a premio unico o a vita intera proposto da Intesa Sanpaolo Vita. Il prodotto è una polizza multiramo che consente di combinare tra loro una gestione separata e fondi interni che investono in Oicr. La prestazione in caso di decesso prevedo il pagamento ai beneficiari del valore complessivo dell’investimento incrementato di una percentuale (massimo dell’I% e minimo dello 0,1%1 in funzione dell’età del cliente alla data di dorremo. Il cliente può effettuare anche versamenti aggiuntivi trascorsi 90 giorni dalla data di decorrenza del contratto, dove l’importo di ciascun versamento aggiuntive devono essere pari almeno a 1.000 euro; ma è possibile richiedere il riscatto parziale proporzionale o selettivo. La prestazione caso vita implica invoco un corrispettivo pari al controvalore dalle di interni selezionati, più il capitale assicurato nella gestione separata quoto detenuto dal contraente nei fondi rivalutato fino alla data di disinvestimento. La percentuale di investimento nella gestione separata oscilla tra un minimo del 20% e un massimo del 70% del premio versalo.
Axa Mps Futuro Dedicato è un contratto di assiurazione sulla vita che consente la costituzione di un capitale da erogare alla scadenza contrattuale al beneficiario, indicato in polizza, se in vita. Tale capitale è costituito mediante il versamento di premi unici ricorrenti e degli eventuali premi aggiuntivi, eventualmente rivalutati di anno in anno in funzione del modi mento conseguito dalla gestione separata Mpv12. Si tratta di un prodotto adatto a chi ha un orizzonte temporale di investimento di ampio respiro o una capacità medio-bassa di sopportare perdite sul capitale investito, avendo una finalità di investimento volta alla garanzia e consolidamento del capitato. Anche se in realtà questo può essere smentito dal Kid. Il contratto prevede che la prestazione a scadenza sia differente nel caso vita e nel caso morte. Il beneficiario infatti, alla scadenza del contratto e se vivente, incasserà un importo pari al capitale rivalutato fino alla scadenza contrattuale definita.
I prossimi mesi saranno particolarmente intensi per il management di Mediobanca . Se il 1° agosto verrà approvato il consuntivo di esercizio (che chiude al 30 giugno), già da qualche tempo l’amministratore delegato Alberto Nagel e la sua squadra sono al lavoro per definire il nuovo piano industriale, che sarà presentato alla comunità finanziaria a novembre. Un appuntamento atteso per il ruolo che la merchant di Piazzetta Cuccia ancora riveste nella city milanese, ma dal quale sarebbe incongruo attendersi brusche inversioni di rotta. Non solo perché il modello di business ha finora dato risultati soddisfacenti, ma anche perché, piano dopo piano, Nagel ha plasmato un’idea di banca sempre più coerente, che ha corrispettivi solo a livello internazionale.
Le compagnie di assicurazione diventano più buone. Nei loro portafogli continua a crescere la quota di investimenti che rispettano criteri sostenibili, con impatti positivi su ambiente, clima o società. Tra i più gettonati ci sono i green bond, ma non mancano investimenti in fondi che si occupano della riforestazione in Sudamerica oppure della costruzione di reti digitali in Africa. Il trend non è solo una questione di moda. Di certo può essere fruttuoso far sapere al mercato e ai clienti che i loro risparmi restano ben lontani da imprese che non rispettano i diritti fondamentali dell’uomo o che finanziano la produzione di armi. Ma i vantaggi di scegliere investimenti attenti al sociale potrebbero farsi presto molto più consistenti per le assicurazioni. L’Eiopa, che raccoglie le autorità assicurative europee, ha infatti aperto il dibattito per la revisione di Solvency II, prevista per il 2020, e tra i punti all’ordine del giorno c’è un alleggerimento dei requisiti di capitale per gli investimenti indirizzati dalle compagnie verso i comparti Esg (Enviromental, Social e Governance), attenti cioè all’ambiente, al sociale e agli organi di gestione delle imprese.
La Mifid 2 ha acceso i riflettori sui robo advisor (piattaforme informatiche che utilizzano algoritmi per confezionare soluzioni di investimento) perché proprio due operatori specializzati nel risparmio digitale, Moneyfarm ed Euclidea sim, hanno inviato per primi ai loro clienti i rendiconti sui costi voluti dalla normativa europea. Per ora sono gli unici perché gli altri, a sei mesi dall’entrata in vigore dell’obbligo dell’invio del prospetto, spediranno le comunicazioni da luglio in poi. Una trasparenza che deriva del fatto che questi intermediari sono nati basandosi su un’offerta prodotti low cost e con una struttura di commissioni lineare. Ma non è soltanto il tema della Mifid 2 a porre l’accento sulla digital wealth management. Come emerge da uno studio di Prometeia, le banche e le reti di consulenza tradizionali sono alle prese con l’ingresso di nuovi player che li spingono ad abbracciare nuove forme di advisory. Nel frattempo, rileva sempre Prometeia, i risparmiatori stanno acquisendo una maggiore consapevolezza che li guida nelle decisioni di investimento alla ricerca delle soluzioni più efficienti.
Tradizionalmente le compagnie di assicurazione hanno ragionato più in termini di prodotto che di cliente. Questa circostanza affonda le sue radici nelle origini ed è stata rafforzata dai sistemi di controllo e di regolamentazione che si sono via via sviluppati. Storicamente, l’assicurazione nasce per garantire le navi e i trasporti via mare: in quelle circostanze un’appropriata gestione del rischio non può prescindere da un’analisi precisa dei beni da assicurare e dei rischi della navigazione. L’analisi del rischio prevale sulle altre esigenze del cliente. Nel tempo, la creazione dei cosiddetti «rami ministeriali», con la raccolta di dati e le regole contabili conseguenti, ha favorito un orientamento al prodotto. Con l’introduzione della nuova direttiva sulla distribuzione Idd e in particolare della Product Overview Governance che ad essa si accompagna, si è introdotto prepotentemente il concetto di segmento di clientela nei confronti del quale il prodotto deve risultare utile e necessario. In aggiunta, in Italia, è stato richiesto anche di indicare il «target negativo», ovvero il tipo di cliente per cui il prodotto in questione non è adatto. Infine, occorre valutare, tramite scenari realistici, che il prodotto non sia né dannoso per la compagnia che lo sottoscrive, né eccessivamente sfavorevole al cliente, per esempio offrendo coperture su sinistri poco frequenti e di debole entità. Per utilizare l’espressione dell’autorità di controllo inglese, la nuova direttiva vuole desidera indurre il mercato assicurativo ad evolvere dal «piazzamento dei prodotti» alla «progettazione dell’offerta» per fornire un prodotto confacente alle esigenze del cliente, indicando quali bisogni si vogliono soddisfare
Un accordo finalizzato a contrastare il «dilagante fenomeno dell’accaparramento della clientela per richieste indiscriminate di risarcimento danni da malasanità». E’ il succo dell’intesa raggiunta ieri dagli ordini professionali di medici e avvocati di Roma. Per la prima volta le due categorie si sono riunite per affrontare insieme la situazione. Oltre ad intervenire per porre un freno alle denunce, l’accordo prevede la definizione di concrete modalità di collaborazione su specifici focus «quali il tutoring e la formazione in settori complementari quali possono essere la mediazione e le consulente tecniche».
- Risparmio gestito, rosso di 5,5 miliardi a maggio
A maggio il risparmio gestito è scivolato insieme alle Borse. Mentre i listini azionari scendevano, il deficit tra sottoscrizioni e riscatti dei fondi comuni di investimento e delle gestioni di portafoglio si ampliava fino a 5,5 miliardi di euro. Il calo di adesioni va avanti da qualche mese ed è la cartina al tornasole di una crescente avversione al rischio degli investitori; anche di quelli istituzionali, visto che le uscite dai portafogli riservati ai clienti più qualificati sono triplicate rispetto ad aprile (da -1 a oltre -3 miliardi). Da inizio anno il saldo del sistema resta in attivo per 46 miliardi di euro, ma solo grazie a un’operazione straordinaria di Poste italiane, che a gennaio aveva trasferito alla società di gestione del gruppo mandati per 53 miliardi.
- Dagli arbitri ai risparmiatori più di 90 milioni in tre anni
Il fenomeno arbitri nel settore finanziario è in piena espansione. Dopo quello bancario istituito fin dal 2009 (e operante dal 2010) da parte di Bankitalia, nel 2017 è arrivato l’omologo Consob, l’Acf (arbitro per le controversie finanziarie) e in questi mesi sta prendendo corpo il terzo piede del tavolo, ovvero l’arbitro assicurativo (si veda l’articolo a pagina 7). I numeri mostrano un successo innegabile dell’istituzione di questi organismi. Ma in realtà gli effetti del loro ingresso sulla scena va ben al di là dei numeri, pur positivi, dell’andamento dei ricorsi. E sono degli effetti di sistema non irrilevanti (di alcuni di questi si dà conto a pag. 6 per quanto riguarda l’arbitro per le controversie finanziarie e l’arbitro bancario finanziario). E questo effetto consiste nel fatto che ci sono materie per le quali i clienti degli intermediari finanziari non si sarebbero mai rivolti a un giudice e ormai hanno degli strumenti per ottenere soddisfazione (se del caso) in tempi rapidi e a costi ragionevoli. E gli effetti tangibili non mancano: l’Abf negli ultimi tre anni ha disposto restituzioni ai clienti per 54 milioni di euro e l’Acf in due anni di attività 38,7 milioni (di cui 33,5 solo nell’ultimo anno).
- Nel 2020 debutterà il risolutore assicurativo
È ancora tutto da scrivere il futuro dell’Arbitro Assicurativo (Aa), un sistema di risoluzione stragiudiziale che dovrebbe vedere la luce nel 2020. Tra le certezze, almeno a quanto dichiarato del nuovo presidente dell’Ivass, Fabio Panetta, è che i ricorsi si faranno online. Ed è in lavorazione anche la creazione di un sito web dedicato. Difficile dire se questa “cassetta per gli attrezzi”, come è stato in passato definita, nata per sistemare le situazioni problematiche che nascono tra assicurati e compagnie, avrà il successo sperato di ridurre il contenzioso visto che il grosso delle liti riguarda l’Rc auto che pesa il 60% sui reclami. Un ramo dove, generalmente, le pretese delle controparti sono in materia di “quantum” e dunque fuori dalla competenza dell’arbitro che si può invece esprimere sul cosiddetto an debeatur, ovvero sulla fondatezza contrattuale della pretesa.
- Ripartono i rendimenti della pensione di scorta