di Carlo Valentini
Di fronte a tragedie che provocano vittime non si leva solo un sentimento di pietà ma, quasi sempre, pure di indignazione e rabbia perché chi avrebbe dovuto non si è attivato per evitare che ciò accadesse. È perciò meritoria l’opera degli inquirenti che cercano di far luce sulle manchevolezze anche nei casi più complessi. Ma la condanna (da parte della Corte d’appello di Firenze) a sette anni (il pm ne aveva chiesto 15) dell’ex amministratore delegato di Rfi e Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti (che meritoriamente ha rinunciato alla prescrizione), pone alcuni interrogativi su quella che viene definita responsabilità oggettiva.
Il drammatico evento accadde nel giugno 2009, uno dei 14 vagoni cisterna carichi di Gpl (appartenente a una società tedesca) di un treno merci si ruppe alla stazione di Viareggio ed esplose provocando 32 vittime e 101 feriti. Una catastrofe certamente causata da alcuni errati comportamenti relativi alla sicurezza. L’amministratore delegato sarebbe certamente colpevole e da biasimare se avesse bloccato un piano di adeguamento dei criteri di sicurezza proposto dai tecnici dell’azienda. Ma, al processo, ciò non è emerso. Per altro la maggior parte dei tecnici che, secondo l’organigramma della società, avrebbe dovuto provvedere a protocolli di sicurezza è stata assolta.
Per Moretti la responsabilità accertata è solo oggettiva. È lecito allora chiedersi come può il presidente di una struttura grande e complessa come Rfi e Ferrovie dello stato essere condannato al carcere per una mancanza tecnica a lui non direttamente imputabile. In realtà, si creano dei capi espiatori da offrire all’opinione pubblica. Se un’auto difettosa provoca un incidente a risponderne dovrebbe essere il direttore tecnico dello stabilimento, che deve vigilare sulla produzione, non il presidente che si occupa di ben altro. Così se un prodotto contaminato viene imbustato da un’azienda alimentare sarà il responsabile della linea produttiva a dovere andare a processo, non il presidente della multinazionale.
Altra cosa sarebbe se il presidente avesse cestinato la segnalazione del suo tecnico. Inoltre è ovvio che dev’essere l’azienda a corrispondere i risarcimenti. La condanna di Moretti pone la questione di rivedere il concetto di responsabilità oggettiva. I parenti delle 32 vittime e i feriti (ma non solo loro) hanno il sacrosanto diritto di avere giustizia. Ma la giustizia dev’essere giusta.
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