di Angelo De Mattia
La prossima occasione del convegno per la presentazione della Relazione annuale dell’Ivass, se nel frattempo non sarà stato nominato il terzo componente del Consiglio dell’Authority, vedrà al banco della presidenza solo due esponenti, il neopresidente Fabio Panetta, che è tale ope legis in quanto direttore generale della Banca d’Italia, e il consigliere Alberto Corinti, il cui mandato è stato confermato nello scorso febbraio. Per Panetta si tratterà di un esordio nella carica, ma non nella conoscenza del settore poiché, essendo egli, prima del nuovo incarico, vice direttore generale, prendeva parte a tutte le riunioni del direttorio presieduto dal governatore Ignazio Visco che, come stabilisce la legge, sono chiamate a decidere anche sulle materie di competenza dell’Ivass di carattere istituzionale aventi rilevanza esterna. Tuttavia, sarà interessante conoscere l’impostazione che la nuova presidenza vorrà dare al lavoro di questi anni, un’impostazione che certamente conterrà elementi di novità che alimenteranno approfondimenti e dibattiti.
I profili di una possibile evoluzione istituzionale dell’Autorità, fino al più diretto accorpamento con la Banca d’Italia, sono sempre presenti nelle opinioni degli esperti: per questa via, il tema rientra nell’auspicabile generale riforma delle Autorità di regolazione e controllo. Accanto, dunque, alla soddisfazione per la nuova presidenza non si potrà non rilevare la gravità dell’atteggiamento del governo nel non avere ancora provveduto, trascorsi circa cinque mesi dalla vacatio, alla nomina del terzo componente, per cui si può dire che solo perché la legge prevede che il collegio di vertice sia composto da tre membri i due componenti derogano all’aureo principio duo non faciunt collegium. Ma, naturalmente, questa condizione non può durare ulteriormente. La proposta del governatore Visco formulata, secondo la legge, per il governo e, in particolare, per il ministro dello Sviluppo economico, prevedeva, considerato l’eccellente lavoro svolto, la conferma per un altro mandato sia di Corinti, sia dell’altro componente, Riccardo Cesari. Speciose, informali motivazioni hanno portato l’esecutivo a deliberare soltanto per Corinti.
Sempre informalmente si è detto, senza che lo si possa purtroppo provare, che non si era deciso su Cesari, il quale è un docente universitario di alta competenza e di riconosciuto valore nonché di grande autonomia intellettuale, perché avrebbe svolto una consulenza per un’impresa assicurativa. In effetti, la presunta consulenza sarebbe stato un mero intervento, con una sola lezione, in un corso di addestramento di dipendenti di una compagnia, la cosa più naturale e ammissibile che possa verificarsi per un professore universitario. Comunque, su Cesari non esiste il formale non accoglimento della proposta che chiuderebbe il procedimento e che, però, dovrebbe essere articolatamente motivato. D’altro canto, per un’eventuale nuova nomina occorrerebbe una nuova proposta del governatore.
Ma come si potrebbe arrivare a questo esito, stante l’informalità del diniego e considerato che al governatore occorrerebbe chiedere una nuova proposta con tutto quel che ciò significa e quel che se ne può trarre? Insomma, come in molte altre circostanze, il governo ha finito con l’incartarsi, con la consueta capacità di ridurre drasticamente, fino all’annullamento, le vie di uscita dal gaddiano gnommero dei suoi gravi errori. È recente la conclusione, per fortuna positiva, delle nomine nel direttorio della Banca d’Italia. Sarebbe un altro atto di saggezza e di equilibrio riprendere la proposta Cesari e riattivare il procedimento di nomina, abbandonando, se esistessero, eventuali tentazioni meramente lottizzatorie. (riproduzione riservata)
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