di Angelo De Mattia
Una relazione, quella letta ieri dal presidente dell’Ivass Salvatore Rossi, in cui domina la descrittività e, alla conclusione, si interroga svolgendo un esercizio prognostico, senza dare risposte, su come saranno le assicurazioni tra cinque o dieci anni, mentre all’apertura ha affrontato a grosse linee l’impatto attuale e soprattutto quello prevedibile delle tecnologie digitali nel mercato assicurativo. Siamo comunque lontani dal livello delle Considerazioni Finali del governatore della Banca d’Italia.
È, quello accennato, il tema dell’insurtech, l’analogo del fintech, che chiama in ballo l’esigenza di nuove regole e di nuove forme di controlli, non certo per frenare l’evoluzione in atto, ma per la tutela del mercato assicurativo e dei consumatori. Tra i dilemmi conclusivi e le evocazioni iniziali vi è poi nella relazione la parte dedicata, con una sostanziale elencazione, alle regole internazionali, ai risultati dell’attività delle compagnie italiane, alla Vigilanza e ai rapporti con la clientela, campo, quest’ultimo, in cui ancora sfocato si presenta, al di là della mera applicazione delle norme, il ruolo di impulso, di moral suasion e di proattività dell’Ivass.
Proattività che, per esempio, il presidente della Consob Mario Nava ha di recente opportunamente annunciato come uno dei canoni, d’ora innanzi, dell’azione della Commissione. Se si riflette sulle diverse problematiche comuni – a partire dalla digitalizzazione, dalla sua potenziale pervasività e dalla capacità di superare i confini giuridico-istituzionali – con quelle della Vigilanza della Banca d’Italia e con il ruolo della Consob, allora tutti gli spunti sulle trasformazioni in corso militano perché finalmente si arrivi a una riforma delle authority operanti nel campo del credito e del risparmio da realizzare secondo i pilastri della stabilità, della correttezza e trasparenza e della concorrenza. In questo quadro si supererebbe la stessa Ivasss – la cui struttura, come trasformazione dell’Isvap, fu vista a suo tempo come una seconda scelta rispetto alla piena confluenza nella Banca d’Italia, alla quale poteva ostare la partecipazione di quest’ultima nelle Generali , poi però dismessa – e la Covip.
Una riforma della specie, sempre declamata quantomeno dal 2007 ma sempre rimasta pendente, ora, con il moltiplicarsi delle interrelazioni tra le autorità di controllo, ha ancora maggiori elementi a sostegno. Attendere l’evoluzione delle revisione dell’architettura delle authority europee potrebbe significare perdere altro tempo e non fruire dei benefici sul piano dell’efficienza, dell’organicità, della qualità degli interventi che una riforma di questo tipo potrebbe consentire. Per l’eterogenesi dei fini la relazione Ivass di ieri fornisce elementi per tale auspicabile revisione. (riproduzione riservata)
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