Nella metallurgia il lavoro è particolarmente rischioso. A dieci anni dalla morte di 7 operai nel rogo alla Thyssen Krupp di Torino, dall’inizio del 2018 sono già tre gli incidenti gravi occorsi in acciaierie: a gennaio 3 operai morti a Milano intossicati dal gas nella manutenzione di un forno, a maggio 4 operai ustionati a Padova dagli schizzi incandescenti di acciaio fuso (fuoriuscito per un cedimento strutturale) e 1 morto all’Ilva di Taranto per la rottura di una fune di acciaio.
Alte temperature, ambienti confinati, movimentazione di carichi pesanti, cicli produttivi ininterrotti, sub-appalti ecc. concorrono a innalzare l’allarme di rischio infortunistico. Ma nonostante le migliorie nelle procedure operative e nei dispositivi di protezione individuale, di infortuni sul lavoro si deve ancora parlare: l’Inail ha registrato per il 2016 (a breve disponibili anche i dati 2017) oltre 5 mila denunce di infortunio (per il 91% occorso durante il lavoro e non in itinere, contro l’83% dell’intera gestione Industria e servizi) di cui 6 per esito mortale (3 in occasione di lavoro).
Gli andamenti nell’ultimo quinquennio consolidato 2012-2016 mostrano comunque una contrazione del fenomeno infortunistico e uno sbilanciamento al Nord del Paese, coerente alla distribuzione territoriale occupazionale concentrata proprio al settentrione. Un terzo degli infortuni accertati in occasione di lavoro è avvenuto per perdita di controllo di attrezzatura, un altro terzo per movimenti scoordinati e oltre uno su dieci per caduta. Sono circa 500 le malattie professionali annualmente denunciate e quelle riconosciute (poco meno della metà) riguardano per quasi il 30% i tumori (soprattutto dell’apparato respiratorio), per un quarto le ipoacusie e un altro quarto le osteomuscolari (tendiniti e dorsopatie).
Fonte: DATI INAIL