Rosso di 6,91 mld di euro a maggio da +2,93 mld di aprile. In rosso sia le gestioni collettive (2,56 mld) per via di riscatti dagli obbligazionari sia quelle di portafoglio (-4,34 mld). Su queste ultime hanno inciso movimentazioni una tantum nel gruppo Credem per 3,67 mld. Al top del mese Morgan Stanley. Negativi i big
di Paola Valentini
La turbolenza dei mercati di maggio ha messo ko la raccolta fondi. E’ stato un mese piuttosto complesso per l’Italia in cui si sono verificati cali delle quotazioni piuttosto marcati. In base alla mappa mensile di Assogestioni, l’industria italiana del risparmio gestito ha chiuso il mese con un rosso di 6,91 miliardi di euro, dai +2,93 miliardi di aprile, portando il saldo da inizio anno a 9,9 miliardi. L’ultimo mese negativo era stato quello di febbraio scorso quando il sistema registrò deflussi per circa 900 milioni per via di riscatti sui fondi monetari (-4 miliardi).
Effetto mercato e raccolta negativa hanno fatto scendere il patrimonio gestito a fine maggio a 2.064,5 miliardi, dai 2.090 miliardi di fine aprile, di cui 1.062,6 miliardi nei fondi e 1.001,9 miliardi nelle gestioni. I deflussi hanno colpito sia i fondi (-2,56 miliardi), sia le gestioni di portafoglio (-4,34 miliardi). Sui questi ultimi, in particolare, hanno inciso negativamente operazioni infragruppo in Credem e in Generali .
Se le movimentazioni all’interno delle società del Leone alato si verificano ogni mese, per il Credem si tratta di un’una tantum. Infatti dal 30 aprile la banca ha trasferito il mandato delle gestioni separate vita da Euromobiliare Sgr a Credemvita. L’operazione ha comportato l’uscita dal perimetro della rilevazione Assogestioni di 3,67 miliardi registrati in diminuzione del patrimonio gestito e come raccolta netta negativa nel mese di maggio.
Sul fronte delle singole categorie dei fondi aperti, si impennano i riscatti dei fondi obbligazionari a quota 3,56 miliardi (dai -862 milioni di aprile per un totale da gennaio di 9,23 miliardi), mentre gli azionari sono finiti in territorio negativo (-157 milioni) dai 693 milioni di aprile (3,42 miliardi da inizio anno).
Reggono invece i bilanciati con flussi positivi per 1 miliardo dagli 1,33 miliardi di aprile (6,71 miliardi nei cinque mesi) e i flessibili che archiviano il mese a quota 392 milioni dagli 1,65 miliardi di maggio. Segno che gli investitori nei momenti di tensione dei mercati si affidano ai gestori che si possono muovere e diversificare il più possibile tra le varie asset class, come nel caso dei fondi flessibili o dei bilanciati.
Per quanto riguarda invece il passaporto dei fondi, i prodotti di diritto italiano hanno avuto un bilancio negativo per 1,32 miliardi (+2,23 miliardi da inizio anno), quelli di diritto estero sono risultati in rosso per 1,038 miliardi (+6,79 miliardi da inizio anno).
Guardando ai risultati delle singole società di gestione, i big hanno tutti avuto una raccolta netta negativa. A partire da Generali (-1,38 miliardi) su cui hanno pesato, come si accennava, operazioni all’interno del gruppo. Per Intesa Sanpaolo il mese si è chiuso a -206 milioni (di cui -276,2 milioni relativi a Eurizon e +70 milioni di Banca Fideuram), per Amundi a -310 milioni, Anima -670,6 milioni. Positivi invece le Poste con flussi per 99,6 milioni, il gruppo Ubi Banca con 372 milioni, Mediolanum con 129,3 milioni e Azimut con 31,3 milioni.
Il primo per raccolta del mese è però il big estero Morgan Stanley con 514,9 milioni tutti in fondi aperti. Tra i gruppi internazionali bene anche Jp Morgan Am con 151,5 milioni, anche in questo caso tutti riferiti agli aperti. Il suo patrimonio ha raggiunto quota 37,1 miliardi, un importo che conferma Jp Morgan Am al primo posto in Italia tra gli asset manager esteri senza una rete propria di distribuzione. Sopra la parità anche Axa Im (338,2 milioni), Ubs Am (267,4 milioni), M&G (205,9 milioni), Bnp Paribas (53,4 milioni) e Invesco (7,1 milioni).
Mentre hanno registrato deflussi Schroders (-701,2 milioni), il gruppo Deutsche Bank (-383,1 milioni) e Franklin Templeton (-236,5 milioni). Quest’ultima società di gestione continua a perdere terreno e rispetto a qualche anno fa ha visto il patrimonio dimezzarsi al livello attuale di 15,83 miliardi.
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