di Luca Gualtieri

Tredici anni dopo Unipol ha davvero una banca. E la situazione appare decisamente più stabile rispetto all’estate 2005, quando attorno alla Banca Nazionale del Lavoro si scatenò una battaglia furiosa, poi finita nelle aule di tribunale. Le analogie con la stagione dei furbetti però finiscono qui, perché la scalata silenziosa di Bper è qualcosa di molto diverso dall’assalto dato alla banca romana per strapparla al Bbva, allora appoggiato da Generali e dalla Dorint di Diego della Valle. In primo luogo perché oggi Unipol si sta muovendo in una logica di mercato e non attraverso opachi passaggi azionari come quelli con cui nel 2005 rilevò le quote dai contro pattisti per crescere in Bnl. In secondo luogo perché nella scalata a Bper via Stalingrado si è emancipata dalla politica, differenza sostanziale rispetto alle fortissime interferenze subite nella stagione dei furbetti. Interferenze poi caricaturizzate da espressioni come «Abbiamo una banca» e «Facci sognare», ma inizialmente difese da ampi settori del centrosinistra che attorno a Bnl, Unipol e Mps tentatorono di costruire un polo alternativo alla finanza bianca, sostanzialmente bazoliana e prodiana. Il progetto cadde non solo sotto i colpi di maglio della magistratura ma anche per le divisioni sorte, alla prova dei fatti, fra i mandanti. Il Montepaschi ad esempio si chiamò fuori, dando prova in quell’occasione di una prudenza rimangiata due anni dopo con il blitz su Antonveneta. Ma la terza, e probabilmente principale, differenza tra la Unipol di Giovanni Consorte e quella di Carlo Cimbri è che l’alleanza con Bper è soprattutto un progetto industriale.

Con il salvataggio di FonSai , il gruppo bolognese è diventato la seconda compagnia assicurativa nazionale e, forte anche dell’alleanza con la Mediobanca di Alberto Nagel, si è guadagnato un ruolo di primo piano nello scacchiere finanziario. Un ruolo dimostrato non solo dal peso assunto nell’azionariato di Rcs (di cui Bologna detiene il 4,9%, mentre il 3,8% di Mediobanca ereditato dai Ligresti è stato ceduto per obblighi Antitrust), ma anche dalla partecipazione ai fondi Atlante 1 e Atlante 2 a cui la compagnia ha contribuito complessivamente per 200 milioni. Da manager pragmatico, però, Cimbri è attento soprattutto al business che, negli ultimi anni, è andato piuttosto bene. Così, dopo aver digerito l’impegnativo boccone di Fondiaria , oggi via Stalingrado è alla ricerca di nuove opportunità. La scalata silenziosa di Bper (di cui Unipol ha oltre il 13%) nasce proprio da queste premesse. I due gruppi sono già alleati nella bancassurance e, se Bper sarà coinvolta nell’imminente risiko bancario, Unipol potrebbe spuntare nuovi preziosi contratti. Sono molte le ipotesi sul tavolo, da Carige al Credito Valtellinese fino alla Popolare di Sondrio (con cui Bologna ha già una partnership) anche se per il momento la sensazione è che il quadro sia ancora molto fluido. Specie perché, prima di mettere in cantiere un’operazione straordinaria, Modena dovrà completare la pulizia degli attivi. Proprio venerdì 22 si è chiusa la cartolarizzazione di npl da 900 milioni della controllata Banco di Sardegna per cui Banca Imi ha svolto il ruolo di arranger e Prelios quello di servicer.
C’è poi il capitolo di Unipol Banca. L’istituto presieduto da Roberto Giay e guidato dal dg Stefano Rossetti è in difficoltà da tempo, gravato dal peso di quasi tre miliardi di sofferenze. Il problema è stato affrontato di petto con l’annuncio di una scissione che separerà i bad loans dagli attivi in bonis, abbattendo il costo del credito per gli esercizi a venire.

La riorganizzazione, però, potrebbe non finire qui: con l’ausilio di Mediobanca , Bologna starebbe cercando soluzioni per valorizzare la controllata e una strada percorribile sarebbe cedere Unipol Banca a un istituto di credito. Oggi Bper è il candidato naturale per questa operazione che potrebbe stringere ulteriormente il legame tra la compagnia e la banca modenese. Non è peraltro escluso che il deal sia accompagnato da un aumento di capitale per irrobustire i coefficienti patrimoniali di Bper , un’operazione in cui Unipol sarebbe disposta a fare la propria parte, come recentemente dichiarato dallo stesso Cimbri.

Sebbene escluda di voler esercitare un controllo di fatto, già oggi via Stalingrado ha insomma un peso determinante sulle strategie della banca. Sulla carta la compagnia può esprimere la maggioranza del cda senza considerare l’influenza implicita sulle scelte degli attuali amministratori. Al momento comunque né l’amministratore delegato Alessandro Vandelli né il suo team sono in discussione, anche perché la squadra è al lavoro sulla redazione del nuovo piano industriale atteso per il mese di settembre. Più avanti è possibile che arrivi un altro top manager e dalle parti di Modena si fa tra gli altri il nome di Piero Montani, ex amministratore delegato di Bpm e Carige .
Resta però un’incognita di fondo: i grandi azionisti di Bper come accoglieranno la scalata di Unipol ? Se infatti in banca il clima è sereno, sul territorio il blitz di Cimbri potrebbe sollevare qualche grattacapo.

Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, un nucleo di soci alternativo potrebbe prendere forma attorno a una figura carismatica del tessuto economico modenese. Un soggetto al quale, grazie alle fortunate scelte imprenditoriali e finanziarie, non mancherebbero le risorse per fare da pivot di una cordata. Che la strada non sia in discesa è testimoniata anche dal mood del mercato dove, nella seduta di venerdì 22, il titolo Bper ha guadagnato il 7,36%, segnando una delle performance migliori degli ultimi mesi. (riproduzione riservata)
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