di Manuel Costa
Se l’industria del factoring ha ripreso a crescere a ritmi sostenuti nel mondo (+9% nel 2017), in Italia cresce a ritmo ancora più rapido (+9,5%). In effetti, a sud delle Alpi il business della gestione finanziaria dei crediti commerciali e del sostegno al capitale circolante coinvolge 30 mila imprese, di cui più di metà piccole e medie, e vale il 13% del pil. È quanto emerge dai dati presentati ieri alla Triennale di Milano in occasione dell’ultima assemblea di Assifact, associazione nazionale degli operatori del factoring, di cui quest’anno cade il trentennale. Ma l’Italia, che per volume d’affari nel 2017 è risultata al quinto posto nel mondo e al quarto in Europa, si conferma nel Vecchio Continente il fanalino di coda nella classifica dei tempi di pagamento: le imprese italiane pagano in media a 56 giorni contro i 34 della media Ue, un divario che si allarga ancora di più per i pagamenti della Pubblica Amministrazione alle imprese fornitrici: addirittura 104 giorni in Italia, dove i ritardi coinvolgono soprattutto il sistema sanitario e le amministrazioni centrali dello Stato, contro una media europea di soli 40 giorni. Il 37% dei crediti in essere nei portafogli delle società di factoring vantati verso la Pubblica Amministrazione risulta scaduto, e di questi il 55% sono scaduti da oltre un anno. (riproduzione riservata)
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