Nel 2016 la popolazione con almeno 75 anni rappresentava l’11% dell’intera popolazione, percentuale destinata a crescere al 23% nel 2050. L’aumento di popolazione anziana determina di conseguenza una crescente domanda di collaborazione domestica, in particolare di badanti. Tale fenomeno è cresciuto notevolmente nell’ultimo decennio, con una significativa presenza di donne provenienti dall’Est Europa.
In un contesto di complessiva riduzione delle risorse a disposizione del welfare pubblico, tale fonomeno diventerà sempre più importante nel sistema sociale e familiare italiano.
Domina (Associazione Nazionale Famiglie Datori di Lavoro Domestico) ha commissionato una ricerca realizzata dalla Fondazione Leona Moressa e presentata lo scorso 21 giugno.
Secondo i dati Inps, nel 2015 in Italia si contano 886.125 lavoratori domestici assunti dalle famiglie italiane. Se nell’ultimo anno si è registrato un lieve calo (-2,3%), il numero complessivo è cresciuto mediamente del 42% dal 2007.
Per quanto riguarda la distribuzione dei contratti regolari, si può notare come circa la metà si trovi al Nord, con una media nazionale di 14,6 lavoratori domestici ogni mille abitanti.
Lo studio Domina, che si può leggere integralmente qui, delinea il profilo anche del datore di lavoro, per genere e classe di età, e la tipologia dei contratti, con dati interessanti relativi alla retribuzione lorda, alla durata dei contratti, alle mansioni, ecc.
Complessivamente, emerge che la spesa delle famiglie è di circa 7 mld all’anno, di cui 947 mln versati allo Stato e 416 mln in Tfr.
Domina fa inoltra una stima sul fabbisogno di personale: nel 2030 l’Italia potrebbe aver bisogno del 25,2% di badanti in più rispetto al 2016.