L’indagine sulle polizze vita dormienti svolta dall’IVASS ha fatto emergere 4 milioni di polizze per le quali le imprese non sanno se l’assicurato è vivo o è deceduto. Molto spesso, i beneficiari non si fanno avanti perché non sanno di esserlo.
IVASS suggerisce due azioni per verificare se un familiare deceduto aveva stipulato una polizza vita.
- Una prima strada è quella di rivolgersi al “Servizio ricerca coperture assicurative vita” dell’ANIA (Associazione nazionale delle imprese assicurazione). Attraverso le imprese associate all’ANIA, il Servizio fornisce ai richiedenti (ad esempio i coniugi delle persone decedute) informazioni sull’esistenza o meno, presso le imprese italiane, di coperture assicurative vita relative alla persona deceduta, ipotizzata assicurata. La richiesta di informazioni deve essere effettuata seguendo le istruzioni e compilando i moduli presenti nella pagina web dedicata al Servizio.
La ricerca si basa sul verificare, tra l’altro, che il nome di colui che chiede le informazioni compaia tra i beneficiari della polizza. Si suggerisce, perciò, di formulare tante richieste quante sono i potenziali beneficiari. Esempio: se è deceduto un familiare, padre di due figli, è bene che formulino la richiesta sia la moglie che ciascuno dei due figli, per ampliare il raggio della ricerca.
- Un seconda strada, che può aggiungersi alla prima, è quella di rivolgersi all’intermediario assicurativo, alla banca o all’impresa di assicurazione di cui si serviva il familiare, chiedendo informazioni – meglio se per iscritto – sulla esistenza della polizza. Scarica un facsimile di richiesta.
Sull’argomento è intervenuto anche Luigi Di Falco – responsabile Vita e Welfare di Ania a Cuore e Denari su Radio 24
“Le cifre vanno interpretate un po’ meglio, a nostro parere, rispetto a quanto è stato diffuso da molte testate. Le polizze già dormienti, quelle per le quali purtroppo è già prescritto il diritto del beneficiario, non sono 4 milioni, ma sono 1782 su un totale di circa 15milioni di polizze vita scadute negli ultimi 5 anni. Sono invece intorno a 4 milioni quelle per le quali effettivamente l’impresa non ha avuto né la notizia del decesso né una richiesta di prestazione da parte del beneficiario. Di queste, quasi tutte, sono assicurazioni temporanee causa morte».
Di Falco precisa ancora a Radio 24: «Queste assicurazioni sono spesso stipulate in abbinamento a finanziamenti ed è difficile pensare che il beneficiario, che sia la banca o gli eredi che si accollano il debito, non si siano fatti vivi per estinguere il debito residuo, quindi si tratterà nella maggior parte dei casi di situazioni in cui l’assicurato è giunto in vita a scadenza e la polizza, che prevedeva una prestazione solo in caso di morte, semplicemente non prevede nessuna prestazione dovuta alla scadenza”.
Di Falco ha anche chiarito a Cuore e Denari su Radio 24 la piena disponibilità del settore assicurativo rappresentato da Ania di adottare procedure e strumenti mirati a ridurre al minimo i casi di polizze dormienti e non liquidate e afferma: «Occorre che le imprese non solo possano ma debbano, noi siamo disposti ad essere assoggettati all’obbligo, consultare un’anagrafe – l’istituenda Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR), ndr – nella quale verificare se gli assicurati siano in vita o no. Questo perché noi vogliamo pagare le nostre prestazioni. Sarebbe paradossale – ha concluso Di Falco su Radio 24 – che il settore assicurativo, che vuole distinguersi per la garanzia delle prestazioni che eroga, non volesse pagare le prestazioni contrattuali”.