Fra robot, cibo e musica: pochi soldi ma grandi aspirazioni
di Andrea Secchi

Valeria ha 16 anni e ha cominciato a costruire robot già da 12. Dal momento che nella sua città, Alessandria, non c’era qualcuno che gliel’insegnasse, ha imparato tutto su YouTube. Per la sua tesina della terza media si è messa in testa di intervistare l’astronauta Luca Parmitano, e l’ha fatto.

Grazie alla sua intraprendenza, caparbietà e alle tante mail che inviava è riuscita ad andare al Mit di Boston dove le hanno proposto di fare la senior tester e di costruire uno dei loro robot, e poi all’Eth, il politecnico di Zurigo, uno dei più importanti centri di ricerca al mondo. «Si sono stancati di ricevere le mie mail», scherza. Ma ci tiene a precisare: «non sono una nerd. Sono animatrice all’oratorio, faccio ginnastica ritmica, mi piace dipingere, fare origami…».

Valeria Cagnina ha partecipato ieri all’incontro sui millennials e i nativi digitali della Class Digital Experience Week 2 organizzata a Milano da Class Editori fino a domenica. Un esempio di millennial eccezionale, ma il ritratto dei nati fra il 1980 e il 2000 che emerge dalle ricerche presentate durante l’incontro mostra come l’intera generazione abbia potenzialità notevoli e valori positivi. La più grande generazione che ci sia mai stata, «che le aziende cercano, vogliono conoscere a cui cercano anche di vendere e con cui lavorano per creare cose nuove», ha detto Elena Sacco, direttrice della Scuola di comunicazione di Milano – Università Ied.

«Le ricerche che abbiamo fatto», ha spiegato Pietro Lucisano, presidente del corso di laurea in scienze di formazione primaria all’Università La Sapienza di Roma, «mostrano ragazzi con impegno costruttivo, valori democratici, positivi. Poi i ragazzi percepiscono che la realtà in cui vivono contrasta con le spinte positive e queste possono attenuarsi con l’età, però questo viene dopo. È vero che le ricerche sono state fatte nei Saloni dello Studente di Campus sui ragazzi che vogliono andare all’università e che quelli che hanno esperienze scolastiche negative per contro hanno una visione meno positiva, però le verifiche che abbiamo fatto su una popolazione più eterogenea hanno confermato tutto questo».

Anche la ricerca sui personaggi presi a modello dai ragazzi conferma una visione meno superficiale di quanto si possa pensare: nonostante l’ampiezza di personaggi citati, niente calciatori o veline e niente politici attuali, ma modelli storici da Mandela a Gandhi, a Falcone e Borsellino. «Ma c’è stata anche una quantità spaventosa di risposte che indicavano familiari come persone alle quali ispirarsi».

«Ci sono alcuni punti comuni nei millennials», ha detto Elena Sacco. «Primo è l’essere global, ma con una globalità bilanciata, perché questa è una generazione nata con lo slow food ma anche con il cibo di strada, perché questi giovani sono consci delle proprie azioni. Il secondo punto è che vogliono condividere esperienze: solo a pochi importa di possedere una moto nell’economia dello sharing, ciò che vogliono è fare esperienza e lavorare in posti che possano dargliela. Poi bisogna ricordare che questa è una touch generation: è una generazione povera, fa comparazioni e compra online ma è anche causa di una rinascita del retail, di quei flagship store che ancora una volta sanno offrire esperienza. Infine è una generazione still human, in cui i valori come la casa e la famiglia contano ancora».

Come si vede il mondo universitario è ovviamente impegnato nel cercare di conoscere le nuove generazioni, con cui deve fare i conti anche in termini di offerta. All’Università degli Studi di Siena, per esempio, da due anni si realizza un progetto per i millennials. «Diamo uno spazio fisico per tre giorni a una quarantina di millennials provenienti da diverse parti del mondo per farli discutere e confrontare su argomenti importanti», ha raccontato Maria Rita Digilio, delegata del rettore all’orientamento e tutorato dell’università toscana. «Il primo anno il tema è stato l’Europa, quest’anno è il cibo e la sostenibilità. A maggio c’è stato il lab (www.siylab.eu, ndr) a ottobre ci sarà un festival di due giorni aperto a una partecipazione più ampia di giovani. Abbiamo voluto un progetto con cui non si lavorasse sui millennials ma dare a loro la parola».

Insieme con Valeria, l’appassionata di robot, nella sede dell’Università Pegaso a Palazzo Durini a Milano dove si è svolta la conferenza moderata dal coo di MF Servizi Editoriali Domenico Ioppolo, c’era anche un altro rappresentante dei millennials, Valerio Scarponi, 23enne conduttore di Rds. Valerio ha vinto il talent della radio lo scorso anno, Rds Academy, al quale aveva partecipato insieme con altri otto concorrenti e ora lavora nell’emittente. «Il Time qualche anno fa aveva dedicato una copertina ai millennials, dipingendoci come narcisisti che vivono ancora con i genitori. Ma non è così, ci sono anche i millennials operosi, che si impegnano e lavorano». La presenza di giovani come Valerio è uno dei modi con cui Rds cerca di attrarre questa generazione. Ci sono poi eventi come il concerti di Rds Showcase, realizzati nell’auditorium della radio e trasmessi in streaming, oppure Rds World Tour con il quale 100 ascoltatori sono portati da Rds con aereo privato a vedere grandi concerti come quello di Bruno Mars a Berlino lo scorso maggio, il tutto raccontato anche sui social per i millennials che non sono riusciti a vincere.

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