Per compiere scelte previdenziali consapevoli e adeguate è necessario conoscere le caratteristiche delle forme pensionistiche. In particolare è importante valutare le commissioni applicate che per la previdenza integrativa sono sintetizzati dall’isc, un parametro standard, elaborato sulla base di ipotesi fissate dalla Covip, che esprime in modo semplice e immediato l’incidenza dei costi sostenuti annualmente dall’iscritto sulla propria posizione individuale maturata nella fase di accumulo. La stima è effettuata con riferimento a una figura-tipo di aderente su diversi orizzonti temporali di partecipazione (due, cinque, 10 e 35 anni), ipotizzando il versamento di un contributo annuo di 2.500 euro e un rendimento annuo del 4%.
Per il calcolo sono presi in considerazione i costi standard applicati. In generale l’isc dipende dalle linee di investimento offerte e dal canale distributivo utilizzato. Nel 2016, in base ai dati Covip, i costi medi praticati dalle diverse forme pensionistiche sono rimasti stabili, confermandosi la convenienza dei fondi pensione negoziali: l’isc medio si attesta all’1% su due anni di partecipazione per scendere allo 0,3 su 35 anni. Sui medesimi orizzonti temporali, l’isc passa dal 2,3 all’1,2% nei fondi aperti e dal 3,9 all’1,8% nei piani individuali di previdenza (pip). Per i fondi pensione negoziali c’è, inoltre, una relazione inversa fra i costi praticati, che già si posizionano su livelli molto competitivi, e la dimensione, grazie alle economie di scala. Viceversa, tale relazione inversa non emerge in modo chiaro per i pip. Qui, anzi, i costi si attestano su livelli elevati anche per prodotti con quote di mercato rilevanti.
In ogni caso, nonostante i pip siano più cari e non prevedano nemmeno che il datore di lavoro versi il suo contributo al fondo (accanto a quello del lavoratore, come accade per i negoziali e i fondi pensione aperti ad adesione collettiva), di fatto ciò non ha impedito a questi strumenti di acquisire adesioni, facendo leva su reti di vendita diffuse sul territorio e remunerate in base a sistemi di incentivo che possono favorire le forme più costose. Va anche ricordato che per rendere più agevole ed efficace il confronto, la Covip ha appena pubblicato sul proprio sito il comparatore dei costi, uno strumento interattivo che consente di raffrontare gli isc relativi a differenti linee di investimento di una o più forme pensionistiche complementari. Il comparatore si colloca nell’ambito più ampio di un processo di revisione della disciplina in materia di informativa agli aderenti. Da questo mese la Covip ha anche previsto che ciascun fondo o pip pubblichi sul proprio sito web la Scheda dei costi. Il documento contiene un grafico che illustra l’isc a 10 anni di ciascun comparto del fondo o pip rispetto all’onerosità di tutti i comparti sul mercato con politiche di investimento simili (garantiti, obbligazionari, bilanciati e azionari). Per agevolare il confronto, nel grafico sono rappresentati gli isc medi, minimi e massimi per le varie categorie di investimento e per le diverse tipologie di forma pensionistica complementare. (riproduzione riservata)
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