di Anna Messia
Dopo due anni dalla prima mossa, Generali è pronta a puntare più forte sulla Malesia. L’intenzione è di dare attuazione all’opzione di crescita che era stata firmata a dicembre 2014 quando il gruppo assicurativo, allora guidato da Mario Greco (oggi numero uno di Zurich), aveva deciso di rilevare il 49% Multi Purpose Insurance Berhad con un investimento di 81,4 milioni di euro. Gli accordi firmati all’epoca davano contestualmente la possibilità al gruppo assicurativo di esercitare, due anni dopo, un’opzione call per salire fino al 70% della compagnia malese, quota massima consentita alle imprese straniere che operano in Malesia. Ora il gruppo guidato da Philippe Donnet ha deciso di dare seguito a quell’operazione visto che la Malesia è uno dei Paesi asiatici su cui l’assicurazione italiana ha deciso di crescere. Nei giorni scorsi Generali ha chiesto e ottenuto da Ivass il via libera per assumere il controllo di Mpib e ora la palla è in mano alle autorità di controllo malesi, i cui tempi si preannunciano però lunghi. Ma le intenzioni della compagnia sono chiare. La volontà di Generali , con l’acquisto di Mpib, era quella di posizionarsi tra i primi dieci operatori danni del Paese, un mercato che sta crescendo in modo significativo, ma anche di arrivare a detenere la maggioranza della società, che in questi due anni ha continuato a crescere.
Alla fine del 2014 i premi della compagnia erano pari a 604,9 milioni di ringgit malesi, pari al cambio attuale, a 126 milioni di euro, saliti a 133 milioni alla fine dello scorso anno; anche l’utile nello stesso periodo è salito da 10,5 a 12,4 milioni. Uno sviluppo che evidentemente Generali vorrebbe a questo punto accelerare prendendo il controllo della compagnia, benché già oggi due dei cinque consiglieri di Mpib siano espressione di Trieste e il ceo della compagnia di Kuala Lumpur, Oliver Tan, sia frutto di una scelta condivisa con l’altro azionista, il gruppo malese Mphb Capital. Del resto la strategia di Generali , illustrata lo scorso novembre nel corso dell’investor day a Londra, è chiara: la compagnia vuole uscire da un gruppo di 13-15 Paesi considerati non più strategici, perché poco redditizi o con partecipate troppo piccole. In ballo ci sono per esempio le gare per cedere le attività di Generali in Olanda e Belgio, ma anche in Ecuador e Panama. Dismissioni da cui Trieste vuole ricavare almeno 1 miliardo che sarà poi reinvestito per crescere nei mercati in cui Generali ha già una dimensione rilevante o un’alta redditività oppure, come nel caso della Malesia, buone prospettive di crescita. L’Asia del resto è al centro della campagna di crescita di Generali . Di recente la compagnia ha nominato un nuovo ceo della regione, Rob Leonardi (ex Axa Asia) e nel 2020, secondo quanto dichiarato dal ceo global business e international del gruppo, Frédéric de Courtois, l’Asia arriverà a rappresentare il 28% del new business value del gruppo.
Intanto nei giorni scorsi Horse Capital I, il primo bond per Generali a copertura del loss ratio del portafoglio Rc Auto, si è aggiudicato il premio Non-life transaction of the year di Trading Risk, una delle più autorevoli fonti di informazione del mercato Insurance Linked Securities (Ils). (riproduzione riservata)
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