di Valerio Testi
Come per l’intera famiglia di fondi e gestioni, anche la redditività di un Pir dipende, tra le altre variabili, da quanto incidono le commissioni, cioè i costi che vanno a remunerare il servizio, si spera valido, offerto dal gestore. Quanta parte del guadagno maturato dal fondo finisce in realtà nelle casse della società di gestione? Per rispondere a questa domanda la piattaforma online di consulenza finanziaria AdviseOnly ha elaborato una simulazione di investimento (10mila euro), ipotizzando tre livelli di rendimento lordo per un periodo di cinque anni: 2%, 5% e 10% annuo.
Si è calcolato così il risultato finale, in termini di plus o minusvalenza, tenendo conto di spese correnti e commissioni di sottoscrizione, escludendo invece le commissioni di performance perché ogni società ha proprie metodologie di calcolo e per confrontarle occorrono simulazioni più complesse. Le conclusioni a cui giunge lo studio è che il fattore costi può avere un’incidenza significativa. Per esempio la differenza tra il prodotto con il risultato migliore e quello con il risultato peggiore è di 1.561 euro se il rendimento lordo annuo è del 2%, di 1.804 euro se il rendimento è del 5% e di 2.277 euro se è 10%. Si tratta di una differenza del 23% circa dell’investimento, il che fa capire quando sia importante riuscire a selezionare uno dei fondi di alta classifica, magari dando un occhio non frettoloso al prospetto informativo e al paragrafo che descrive appunto le spese applicate al prodotto e al sottoscrittore.
La situazione comunque migliora se invece non viene applicata alcuna commissione di sottoscrizione (spesso sono discrezionali e si può riuscire a farle togliere): con una resa al 2%, la quota di di prodotti in perdita scende dal 62 al 28%, con una perdita media di 124 euro. La differenza tra il migliore e il peggiore risultato scende a 1.210 euro (1.399 euro se il rendimento è 5% e 1.766 euro se del 10%). Differenze comunque rilevanti, a confermare quanto sia importante selezionare il prodotto giusto.
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