di Anna Messia

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Il governo ha dato ieri il via libera alla cessione dell’ultimo pezzo di Poste Italiane rimasto nelle casse del Tesoro. Un decreto della presidenza del Consiglio dei ministri ha approvato la vendita del 29,7% ancora detenuto dal ministero dell’Economia, guidato da Pier Carlo Padoan, dopo il passaggio del 35% alla Cassa Depositi e Prestiti annunciato il 25 maggio. Il decreto, che sarà ora trasmesso alle commissioni competenti per un parere, si è reso necessario perché il precedente dpcm, approvato contestualmente all’ipo di Poste Italiane dello scorso ottobre, fissava al 60% la quota sotto la quale il Tesoro non sarebbe potuto scendere.

Il nuovo decreto ha ridotto la soglia al 35%, tenendo anche conto delle azioni conferite a Cdp. Il Tesoro potrà quindi cedere l’intero 29,7%. «L’alienazione della ulteriore quota potrà avvenire anche in più fasi e si realizzerà attraverso un’offerta pubblica di vendita rivolta al pubblico dei risparmiatori in Italia, inclusi i dipendenti del gruppo Poste Italiane , e/o a investitori istituzionali italiani e internazionali», hanno spiegato dal governo, aggiungendo che per favorire la partecipazione «del pubblico indistinto dei risparmiatori e dei dipendenti lo schema di decreto prevede specifiche forme di incentivazione, tenuto conto anche della prassi di mercato e di precedenti operazioni di privatizzazione. Tali forme di incentivazione potranno riguardare quote dell’offerta riservate e/o il prezzo, che potrà essere differenziato per pubblico indistinto e dipendenti».

Procede quindi spedito il piano di privatizzazione del governo, che punta alla cessione sul mercato della seconda tranche di Poste Italiane possibilmente in autunno, anche se nei giorni scorsi gli analisti erano arrivati a ipotizzare un’accelerazione dell’operazione, visto che il titolo (ieri 6,88 euro) nei giorni scorsi è arrivato a superare i 6,75 euro dell’ipo. Con l’operazione dello scorso ottobre, che aveva portato sul mercato il 35,3% del capitale (di cui il 20,9% finito in mano a investitori istituzionali e il 14,4% al retail), il governo, compresa la greenshoe, aveva incassato 3,4 miliardi. Questa volta l’incasso potrebbe quindi oscillare tra 2,7 e 3 miliardi. Contrari all’operazione sono però i rappresentanti della Cisl, sindacato di maggioranza del gruppo postale, che anche ieri hanno ribadito di considerare un danno per il Paese la vendita del 29,7% di Poste oggi detenuto dal Tesoro. (riproduzione riservata)
Fonte: logo_mf