Dopo i fasti degli ultimi anni non era imprevedibile che il risparmio gestito andasse incontro a una fase meno arrembante, dettata dalla fase più complessa delle economie e dal ritmo alternato dei mercati. Allo stesso modo non sorprende più di tanto il raffreddarsi dell’interesse sui titoli del settore, che stanno rispecchiando la situazione con quotazioni perlopiù declinanti. Martedì 7, a mercati chiusi, il Ftse Italia Index Policy Committee ha escluso il titolo Anima dal paniere che compone l’indice Ftse Mib a partire dal 20 giugno, sostituita da Recordati . E ieri l’azione della società che fa capo a Bpm e Poste (tempestiva, col senno di poi, l’uscita del Creval , che la settimana scorsa ha messo sul mercato una quota del 2%) ha reagito con un calo del 3,7% a 5,275 euro. Si consideri che l’azione era entrata a far parte del Ftse Mib solo il 2 novembre, al posto di Pirelli, quando capitalizzava circa 2,7 miliardi di euro, mentre oggi vale 1,64 miliardi.
Banca Imi, che su Anima ha confermato un lusinghiero target price di 7,8 euro, fa notare che nella lista di riserva della Borsa Italiana c’è anche Banca Generali, altro titolo dello stesso settore. Da inizio anno Anima in effetti è il titolo che ha perso di più, ben il 31%, seguita appunto da Banca Generali, arretrata circa del 20%, mentre Azimut, nel cui capitale Morgan Stanley ha fortemente ridotto la partecipazione, ha ceduto il 15% e Finecobank il 13%. In questo quadro a tinte fosche per gli investitori spicca la buona tenuta di Banca Mediolanum (+2%) che dopo aver sofferto molto a inizio anno, sull’ipotesi che l’azionista Fininvest dovesse mettere sul mercato una fetta consistente della sua partecipazione, ha beneficiato da un lato del venir meno di questo rischio di overhang e dall’altro del flusso sostenuto di nuova raccolta, favorita dalle criticità emerse in merito alla solidità di alcuni istituti di credito, che hanno patito l’uscita di parte dei correntisti e risparmiatori.
Più in generale, per quanto i flussi di nuova raccolta delle società di risparmio gestito italiane siano meno abbondanti rispetto a un anno fa, i saldi netti finora si sono mantenuti positivi. La minaccia viene come sempre dai mercati finanziari, in quanto una loro discesa inciderebbe sui volumi di masse gestite, probabilmente sulla raccolta futura in quanto i sottoscrittori investirebbero di meno (o addirittura riscatterebbero) e infine farebbe venir meno il rilevante apporto delle commissioni di incentivo, che nel 2015 hanno offerto un robusto contributo ai bilanci, nonché ai generosi dividendi staccati nelle scorse settimane e, nel caso di Azimut, ancora da distribuire dopo aver ottenuto l’ok di Banca d’Italia alla riorganizzazione societaria che ne ha allentato i vincoli patrimoniali.
La forte crescita delle masse gestite cui si è assistito negli ultimi anni dovrebbe restare comunque, per tutti i protagonisti del settore, una solida base su cui progettare lo sviluppo futuro, oltre al mantenimento di buoni livelli di redditività.
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