di Gigi Giudice

E’ da parecchi mesi che negli ambienti del brokeraggio nazionale si fanno domande e si valutano le candidature su chi potrà essere il nuovo presidente dell’AIBA, l’associazione cui aderisce la stragrande maggioranza dei broker italiani.

Si sa che il 23 giugno, a Milano, si terrà l’assemblea per il rinnovo delle cariche associative, ma su chi avrà le maggiori possibilità di succedere a Carlo Marietti Andreani permane la totale incertezza. “Nebbia totale” affermano i più attenti osservatori. Che sono poi gli stessi broker più affermati, molti dei quali aspirano a coronare la carriera professionale con un incarico di indubbio prestigio.

Sulla scorta dei risultati soddisfacenti della sua gestione (pur in una congiuntura economica difficile e in un contesto  sociale non proprio dei migliori ), sembrava che per Marietti Andreani sarebbe stato facile ottenere il consenso degli associati la riconferma anche per il prossimo triennio. Tuttavia è quasi certo che – per ragioni sue personali – non risulta disposto a impegnarsi per un ulteriore mandato presidenziale.

Non pochi affermano che nutrisse qualche velleità di presentare la propria candidatura Francesco Paparella. Che nel ruolo presidenziale AIBA incarna un record da Guinness dei primati. E’ stato infatti eletto per la prima volta presidente nel 1994, venendo confermato per altri due mandati triennali e lasciando la carica a norma di statuto nel 2004. Fu rieletto nel 2007 e riconfermato nel 2010.

Ricordo che dal 2003 al 2006 è stato eletto presidente della Federazione Mediterranea dei Brokers.

Paparella ha dalla sua naturali doti di empatia e una predisposizione attoriale che avrebbero indotto il regista Silvio Soldini (cui si deve il delicato e mini-capolavoro “Pane e Tulipani”) a offrirgli una parte in uno dei suoi film. Tuttavia una sesta elezione viene giudicata traguardo irraggiungibile: conta anche l’età (classe 1951) e il giudizio espresso in sede di giunta esecutiva dai rappresentanti della componente giovanile del consiglio AIBA.

Ed è proprio la new wave a spingere un candidato appunto ancora definibile come “giovane” rispetto all’età media degli intermediari, notoriamente elevata. Ma con storia professionale e preparazione adeguata e all’altezza delle incombenze.

Non si vuole che venga reso noto il candidato con le maggiori chanches per non “bruciarlo”, come si dice in questi frangenti.

Ci si limita a buttare lì una rosa di nomi, tutti degni. Vedremo nelle prossime settimane, ma è certo che lo sapremo solo dopo lo scrutinino dei voti del 23 giugno.