Riposizionamenti in vista per gestori e risparmiatori
Pagina a cura di Luigi dell’Olio

Il referendum in calendario il 23 giugno, per decidere sull’eventuale uscita della Gran Bretagna dall’Ue, è un punto di snodo decisivo anche per i mercati finanziari. Alcuni grandi gestori si sono già riposizionati in vista del voto dei britannici e la situazione merita di essere seguita da vicino anche dai piccoli risparmiatori, per le possibili ricadute sugli investimenti.

La posta in gioco. I sondaggi più recenti danno in vantaggio la permanenza nell’Unione europea, ma l’incertezza resta elevata e ci sono operatori che si sono già mossi per ridurre i rischi. Come Carmignac, che annuncia di «aver ridotto al massimo le esposizioni sulla Gran Bretagna» per usare le parole di Sandra Crowl, membro del comitato investimenti di Carmignac. Se il Regno Unito dovesse uscire dall’Ue, spiega l’esperta, «il problema più grande sarebbe relativo all’integrità dell’Unione europea». Dello stesso avviso è Andrea Delitala, head of investments advisory di Pictet Asset Management, per il quale il rischio maggiore è un effetto domino che, a partire dal caso inglese, potrebbe scatenare le forze antieuropeiste già diffuse nel Vecchio continente. Di sicuro l’impatto sarebbe importante per la Gran Bretagna, come sottolineato dal governatore della Bank of England, Mark Carney, secondo il quale la Brexit «aumenterebbe sicuramente i rischi di recessione».

Per altro, c’è la sensazione diffusa che la fase di incertezza possa durare anche dopo l’esito del referendum, qualunque esso sia. Secondo la società di consulenza britannica Oxford Economics, in caso di piccolo scarto tra i due contendenti, «le prossime elezioni politiche potrebbero essere combattute tra un partito conservatore con un programma per uscire dall’Ue e un partito laburista, guidato da Jeremy Corbyn, che in passato ha sempre mostrato scarso entusiasmo per il progetto europeo». Il risultato sarebbe che, almeno fino al voto del 2020, il Regno Unito resterebbe in una posizione incerta.

Le ricadute sull’economia. In caso di uscita, «sarà probabilmente un periodo difficile per quanto riguarda l’azionario», sostiene Marco Jean Aboav, macro portfolio manager in MoneyFarm, che in questo caso si attende performance migliori per i titoli ad alto rendimento rispetto agli altri. «Per quanto riguarda il reddito fisso potrebbe essere rischioso possedere i titoli di stato del Regno Unito», aggiunge. «Quando la paura nel mercato è elevata, si preferiscono i titoli di stato tedeschi poiché considerati più sicuri». Sulle valute, aggiunge Aboav, «probabilmente la sterlina soffrirà molto, ma anche l’euro potrebbe trovarsi ad affrontare un periodo difficile a causa di potenziali implicazioni politiche ed economiche all’interno dell’area». L’oro, per le sue caratteristiche di essere considerato un bene rifugio e non una moneta a corso legale, «potrebbe apprezzarsi notevolmente». In caso di vittoria della permanenza, Moneyfarm si attende uno scatto delle società a piccola capitalizzazione, mentre stima uno scenario ribassista per i titoli di stato. «In questo caso la sterlina e l’euro contro altre valute dovrebbero aumentare di valore con il rischio politico alle spalle», aggiunge.

Tre ragioni per la permanenza. Darren Williams, economista europeo di AB-AllianceBernstein, segnala tre aspetti negativi di Brexit. Innanzitutto sottolinea che l’incertezza associata al rischio di uscita ha già cominciato a pesare sull’economia. Quindi che i foschi scenari che sono stati dipinti dal governo britannico, dalla Banca d’Inghilterra e dal Fondo monetario internazionale (tra gli altri), potrebbero trasformarsi in una profezia che si autoavvera se il Regno Unito voterà davvero per uscire dall’Unione europea. In terzo luogo, la dipendenza del Regno Unito dagli investitori stranieri per finanziare il doppio governo e il deficit del settore domestico lo rendono vulnerabile a ogni tipo di shock, come la Brexit, che potrebbe interrompere il flusso di capitali esteri. «Nonostante ciò», precisa, «siamo scettici sulla sicurezza con cui molti prevedono un tracollo economico se il paese votasse per l’uscita dall’Unione europea. In parole povere, non c’è un chiaro parallelo su cui basare una simulazione della Brexit. Così mentre il senso di marcia che seguirebbe il voto della Brexit potrebbe sembrare chiaro, la portata non lo è sicuramente».

Guardare al lungo periodo. Detto dei rischi in corso, per Natixis Global Asset Management, chi si muove con un’ottica di lungo periodo dovrebbe cercare di guardare oltre l’evento in sé e gli alti e bassi dei mercati, evitando di farsi sopraffare dall’emotività nelle proprie scelte di investimento. Così la raccomandazione è di «definire un chiaro piano finanziario in base alle proprie reali necessità ed esigenze, farsi aiutare da un consulente finanziario e rimanere coerenti con i propri obiettivi di investimento può certamente aiutare a costruire portafogli più robusti in grado di affrontare diverse condizioni di mercato», spiega Antonio Bottillo, country head ed executive managing director per l’Italia. Un’indicazione che vale sempre, ma che non dovrebbe evitare di distogliere l’attenzione su quanto avviene giorno per giorno sul mercato.

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