A fine 2015, il patrimonio delle forme pensionistiche complementari ha superato i 140 miliardi di euro, in aumento del 7,1% rispetto al 2014. Esso rappresenta l’8,6% del Pil e il 3,4% delle attività finanziarie delle famiglie italiane. E’ quanto si legge nella Relazione annuale della Covip.
I contributi raccolti nell’anno ammontano a 13,5 miliardi di euro, di cui il 60% destinato alle forme collettive. Il flusso di Tfr versato ai fondi pensione, pari a 5,5 miliardi di euro, costituisce il 40% circa dei flussi contributivi destinati alla previdenza complementare. Tale flusso non ha risentito della possibilità concessa dalla legge di stabilità 2015 di optare per l’accredito del Tfr in busta paga.
Le prestazioni nel corso del 2015 sono aumentate di 1,4 miliardi di euro, per un totale di 7 miliardi di euro. L’incremento è dovuto soprattutto alle anticipazioni, salite da 1,4 a 2,1 miliardi di euro, in modo trasversale in tutte le tipologie di forme pensionistiche.
Le altre voci di uscita della gestione previdenziale sono costituite da riscatti per 1,8 miliardi di euro, prestazioni pensionistiche in capitale per 1,6 miliardi di euro, erogazioni di rendite per circa 900 milioni di euro.
Le adesioni alla previdenza complementare, sono cresciute del 12,1%. I nuovi ingressi nel sistema sono pari a circa 1 milione, di cui il 60% confluita nei fondi negoziali.
Nei fondi aperti gli iscritti sono aumentati dell’8,8%, il valore più alto dal 2008. Viceversa, nei PIP (piani individuali pensionisti) “nuovi” la crescita degli iscritti, pur sostenuta (10,1%), è decelerata rispetto agli ultimi 5 anni. A fine 2015, le forme pensionistiche complementari totalizzano oltre 7,2 milioni di iscritti. Quasi 2,6 milioni sono di pertinenza dei PIP “nuovi”, 2,4 milioni dei fondi negoziali, 1,1 milioni dei fondi aperti e 640.000 dei fondi preesistenti. Complessivamente aderiscono alla previdenza complementare 5,2 milioni di lavoratori dipendenti privati, 1,9 milioni di lavoratori autonomi e 174.000 lavoratori dipendenti del settore pubblico.
Rimane diffuso, sottolinea la Covip, il fenomeno delle interruzioni contributive soprattutto fra le adesioni individuali dei lavoratori autonomi. Nel 2015 quasi 1,8 milioni di iscritti alla previdenza complementare non ha effettuato versamenti contributivi. Considerando quindi solo coloro che hanno versato contributi nell’anno, il tasso di adesione si attesta al 24,2% rispetto al totale degli occupati. Fra i lavoratori dipendenti del settore privato il tasso è pari al 31% e tra i lavoratori autonomi al 19%. Per i dipendenti pubblici il tasso di adesione è appena del 5,2 per cento. Il tasso di adesione è sensibilmente più basso tra i giovani, le donne e al Sud, riflettendo il mercato del lavoro in Italia.
A fronte di un andamento altalenante dei mercati finanziari, i risultati delle forme pensionistiche complementari sono stati positivi per tutte le tipologie di forma e di comparto. I rendimenti medi, al netto dei costi di gestione e della fiscalità, si sono attestati al 2,7% nei fondi negoziali e al 3% nei fondi aperti; per i PIP “nuovi” di ramo III, il rendimento medio è stato del 3,2%; le gestioni separate di ramo I hanno reso il 2,5%. Nello stesso periodo il Tfr si è rivalutato, al netto delle tasse, dell’1,2%.
A fronte di differenze più limitate nei rendimenti, ampia è l’eterogeneità nei costi fra forme pensionistiche a parità di durata del periodo di partecipazione: su un orizzonte temporale di dieci anni, nei fondi pensione negoziali l’ISC (indicatore sintetico di costo) è in media dello 0,4%, nei fondi pensione aperti dell’1,3%, nei PIP del 2,2%.