“La politica della concorrenza è uno degli strumenti fondamentali per uscire dalla crisi e riprendere un sentiero di crescita”. Nella Relazione annuale al Parlamento, presentata a Montecitorio alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella, del presidente del Senato Pietro Grasso e della presidente della Camera Laura Boldrini, il presidente dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella ha rivendicato il ruolo e la funzione dell’Authority in questo particolare momento della vita economica e sociale dell’Italia.
Secondo Pitruzzella, “l’apertura alla concorrenza si colloca nell’ambito di un cambiamento del quadro giuridico che finalmente sta creando un ambiente favorevole all’iniziativa economica e che rimuove alcune delle principali cause del deficit di competitività”. A questo proposito, il presidente dell’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato cita la riforma del mercato del lavoro e il Jobs Act, la legge delega per la riforma della pubblica amministrazione, la nuova disciplina della Giustizia civile.
“Un’ulteriore spinta all’apertura dei mercati e all’aumento della competitività, ha detto Pitruzzella, potrà venire dall’approvazione parlamentare del disegno di legge annuale sulla concorrenza, presentato ad aprile dal Governo all’esame del Parlamento, il quale recepisce gran parte dei contenuti della segnalazione adottata dall’Antitrust nel mese di luglio del 2014. Il ddl sulla concorrenza, ha proseguito Pitruzzella, “incide su mercati in cui permangono regolazioni che creano privilegi, forme di rendita che non incentivano la concorrenza e l’innovazione: le assicurazioni, i servizi professionali (farmacie, notai, avvocati), le telecomunicazioni, la distribuzione dei carburanti, la distribuzione dell’energia. L’opposizione delle lobbies, che difendono le loro rendite di posizione, sarà certamente assai intensa, ma siamo certi che il Parlamento saprà resistervi”.
Pitruzzella è passato quindi a illustrare i risultati dell’attività svolta dall’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato nell’ultimo anno. Dall’inizio del 2014 a oggi, l’Agcm ha irrogato sanzioni per 266 milioni di euro (186 nel 2014 e 80 nei primi cinque mesi e mezzo di quest’anno), concentrando l’attenzione sui cartelli anti-concorrenziali e sulle intese. Sono stati chiusi 23 procedimenti riguardanti intese e tre per abusi di posizione dominante.
Sul fronte della tutela dei consumatori, contro le pratiche commerciali scorrette, sono stati chiusi complessivamente 210 procedimenti (di cui 163 nel 2014 e 47 nel 2015). In questo campo, l’ammontare delle sanzioni irrogate è stato pari a 30 milioni di euro (di cui 19,5 nel 2014).
“Il più recente periodo – ha sottolineato Pitruzzella – conferma il trend avviato nel 2012 di un riequilibrio tra decisioni con impegni e decisioni con sanzioni a favore di queste ultime. Il messaggio chiaro lanciato ai mercati è che gli illeciti antitrust e le pratiche commerciali scorrette sono perseguiti con severità e che, se è stato commesso un illecito, le probabilità di evitare una sanzione sono davvero esigue”.
A tutela della concorrenza, l’Antitrust ha utilizzato inoltre gli altri strumenti previsti dalla legislazione vigente, tra cui quello delle segnalazioni. Dal 2014 a oggi, ha invito 127 pareri a Parlamento, Governo e pubblica amministrazioni: nei 17 casi in cui presidenza del Consiglio dei Ministri aveva impugnato leggi regionali, segnalate all’Autorità, in nove la Corte costituzionale ha accolto il ricorso e in quattro l’ha respinto. L’Antitrust ha fatto ampio uso, infine, della facoltà di impugnare davanti al Tar gli atti amministrativi lesivi della concorrenza: nel 74% dei casi le amministrazioni si sono adeguate alle indicazioni dell’Autorità.
Nella sua relazione, Pitruzzella ha affrontato poi il tema della lotta alla corruzione per quanto riguarda i profili di proprio competenza. Dopo aver riconosciuto lo “straordinario lavoro” dell’Autorità presieduta da Raffaele Cantone, in un clima di reciproca collaborazione, il presidente dell’Antitrust ha ribadito che “i principali antidoti per combattere il diffondersi della corruzione – vera e propria tassa occulta per il sistema economico – sono una concorrenza effettiva, la certezza del diritto e la sburocratizzazione in modo tale da ridurre i margini di discrezionalità degli interventi nella sfera economica”.
In questa prospettiva s’inserisce anche lo strumento premiale del Rating di legalità, affidato per legge all’Agcm, ulteriormente rafforzato con l’adozione nel febbraio 2014 del decreto interministeriale con cui sono stati fissati i criteri per tenere conto di tale certificazione nella concessione dei finanziamenti pubblici e nell’acceso al credito. Nel frattempo, il numero delle domande di attribuzione è più che raddoppiato, passando dalle 142 del 2013 alle 407 del 2014, raggiungendo il picco di 605 richieste nei primi cinque mesi di quest’anno.
È proseguita, intanto, l’attività di controllo dell’Antitrust in materia di conflitto d’interessi. Nel 2014, sono stati trattati 612 casi, di cui 146 riguardanti le incompatibilità patrimoniali, 401 le situazioni di conflitto d’interessi e 65 i divieti post carica, anche se per quest’ultima fascia “la fase patologica è stata pressoché eliminata grazie all’intensa attività consultiva svolta a partire dal 2011”. In proposito, Pitruzzella ha osservato che “a livello normativo vanno, tuttavia, ancora attuati gli interventi di riforma necessari a rafforzare le misure a carattere preventivo e i poteri di enforcement dell’Autorità, proseguendo l’iter del disegno di legge in discussione in Parlamento. E ha aggiunto: “In tal senso appare indispensabile soprattutto una riformulazione della nozione di conflitto d’interessi che dia rilevanza, sulla scorta delle soluzioni a livello internazionale, alla situazione di pericolo”.
Al termine della Relazione, ricordando che “i costi dell’attività dell’Autorità non gravano sul bilancio dello Stato” bensì sulle imprese sottoposte per legge al suo controllo, e che “l’importo delle sanzioni irrogate è confluito nelle finanze pubbliche”, il presidente Pitruzzella ha dato conto dell’impegno volto a “perseguire la migliore gestione possibile delle risorse umane e finanziarie”. Questo ha consentito di ridurre del 72% le spese per le auto di servizio, del 28% quelle per le utenze telefoniche e lavoro straordinario, del 55% quelle per le banche dati.