di Luca Gualtieri
Quando venerdì 12 si riuniranno di nuovo i vertici della Fondazione Mps, l’aumento di capitale della banca senese avrà quasi tagliato il traguardo. Se infatti questa settimana si concluderà la negoziazione dei diritti, per il loro esercizio c’è tempo per l’appunto fino al 12, quando l’istituto tirerà le somme dell’operazione.
Nel frattempo sul tavolo della Fondazione potrebbero arrivare le prime ipotesi di ristrutturazione del patto di sindacato, con l’obiettivo di stabilizzare la governance e garantire ancora un peso minimale all’ente.
Al momento nei palazzi del potere senese circolano soltanto ipotesi, ma c’è da scommettere che nelle prossime due settimane il quadro si farà più nitido. Dopo la chiusura dell’aumento sembra improbabile che la Fondazione possa designare ancora il presidente della banca, come previsto dall’accordo raggiunto l’anno scorso e applicato per i rinnovi di aprile. Con appena l’1,55% del capitale in portafoglio, oggi l’ente non ha più i numeri per pilotare una scelta così importante. È possibile quindi che a luglio il successore di Alessandro Profumo venga nominato con un procedimento collegiale, che coinvolga tutti i soci forti della banca, compresi quelli oggi esterni al patto come Axa, Alessandro Falciai e, non va dimenticato, il Tesoro. Dal mese prossimo infatti il ministero dell’Economia diventerà azionista di Mps al 4% in conseguenza del mancato pagamento degli interessi sui Monti bond.
A quel punto è plausibile che il dicastero chieda voce in capitolo sulla nomina del presidente e non lasci passivamente la palla ai soci privati della banca.
Il lavoro che inizierà il 12 comunque non riguarderà soltanto il dossier delle nomine. Parallelamente la Fondazione dovrà tessere le fila di un nuovo patto di sindacato la cui conformazione resta ancora incerta. L’alleanza, che prima blindava il 9% del capitale, oggi rappresenta solo il 5,48%, come attesta un avviso pubblicato in questi giorni. La Fondazione ha lasciato vincolato l’1,52% (0,027% fuori patto), Fintech il 2,74% (1,75%) e Btg Pactual l’1,52% (0,59%). Il quadro però è in continua evoluzione perché, se è certo che Fondazione e Fintech aderiranno all’aumento, sulle mosse di Btg Pactual nulla al momento è dato sapere. Una volta terminata la ricapitalizzazione, l’ente dovrà capire se gli altri pattisti saranno disponibili a rinnovare l’alleanza oppure se, in caso contrario, ci saranno altri azionisti alla finestra. Se Axa si è già chiamata fuori dalla partita per questioni regolamentari, oggi a Siena gli occhi sono puntati su Falciai, l’imprenditore ex Dmt che dallo scorso anno custodisce tramite la sua Millennium Partecipazioni l’1,7% del Monte. L’exploit nel corso dell’ultima assemblea di bilancio è stato dei più incoraggianti, visto che la sua lista ha ottenuto quattro posti in consiglio di amministrazione, uno in più rispetto ai francesi di Axa. Ecco perché oggi i poteri senesi guardano a Falciai come al possibile alleato di domani. Aperture sul coinvolgimento dell’imprenditore nel nuovo nocciolo duro sono state fatte dal presidente della Fondazione, Marcello Clarich, in una recente intervista: «La nostra strategia è esplorare ogni possibilità con tutti i soci, a partire da Falciai, per cercare di costruire un nuovo patto», ha spiegato. Indiscrezioni su incontri tra il professore e Falciai si rincorrono da qualche giorno a Siena; segno che alle dichiarazioni forse seguiranno presto i fatti. (riproduzione riservata)