di Paola Valentini
Meglio poco ma subito piuttosto che guadagni consistenti ma realizzabili solo in più di cinque anni. Oltre metà (il 54%) degli italiani intervistati nell’ambito dell’indagine annuale di Schroders (Schroders Global Investment Trends Survey), condotta su 20 mila investitori in 28 Paesi, preferisce profitti anche contenuti ma a breve termine (uno o due anni). Nella stessa logica rientra il maggiore interesse degli intervistati italiani (91%) rispetto agli europei (82%) per soluzioni di investimento in grado di generare flussi di reddito costanti. Un obiettivo che gli italiani dichiarano di perseguire con modalità che si discostano da quelle evidenziate in media per il campione europeo. Se infatti gli intervistati italiani dicono di puntare per il 17% su fondi obbligazionari, la percentuale si abbassa all’8% tra gli europei. Inoltre mentre il 12% degli italiani investe direttamente in bond per ottenere flussi, solo il 5% degli europei fa altrettanto. All’opposto, gli investimenti diretti in azioni sono preferiti dal 17% tra gli europei e solo dal 12% degli italiani, i quali così confermano la loro storica cautela nei confronti di investimenti a più alto profilo di rendimento-rischio, evidenziata anche dal maggiore allineamento alla media europea in tema di investimenti in fondi multi-asset (12% gli italiani, 10% gli europei). A spingere gli investitori italiani verso soluzioni in grado di generare flussi costanti, secondo Schroders, sono i bassi rendimenti offerti dalle banche (31%) e la convinzione che reinvestire quanto guadagnato con strategie «income» sia l’approccio migliore nel lungo termine (28%). La ricerca di flussi costanti è legata anche alla necessità di far fronte al crescente costo della vita (21%) e ai timori di instabilità politica ed economica (19%). In ogni caso cresce la fiducia negli investimenti: il 94% degli italiani è convinto di poter ottenere rendimenti positivi nei prossimi mesi e solo il 17% pensa di ridurre le somme destinate agli investimenti. Quanto alle aree con il maggior potenziale di crescita, gli italiani mettono al primo posto l’Europa (45%), seguita da Asia (41%) e Nord America (32%). In ogni caso, il 43% degli italiani si dice pronto a modificare le proprie scelte reagendo ai mutamenti dei mercati, mentre solo il 23% proseguirà lungo la strada percorsa nel 2014. Infine, il 29% chiederà una consulenza professionale. (riproduzione riservata)