di Claudia Cervini
Proprio come il Monte dei Maschi di Siena, anche Banca Carige, trascorso un anno, si ripresenta sul mercato per raccogliere una cifra superiore alla sua capitalizzazione di borsa. Dopo gli 800 milioni del 2014, oggi la banca ligure chiederà a soci e investitori 850 milioni di euro, circa il 20% in più dell’attuale market cap (666 milioni).
L’operazione, messa in cantiere nel novembre scorso dopo l’esito del comprehensive assessment, è lo snodo centrale del capital plan che Carige ha concordato con la Bce e che prevede il ripianamento dello shortfall da 814 milioni. Superato questo scoglio, insomma, la banca ligure tornerà in carreggiata e potrà presentarsi con le spalle larghe ai prossimi appuntamenti, a partire da un’eventuale aggregazione.
Aumento. L’operazione è in programma da novembre, anche se l’importo più di recente è salito da 750 a 850 milioni. Complessivamente saranno emesse 726,216,456 azioni ordinarie al prezzo unitario di 1,17 euro, offerte nel rapporto di sette a una. Va ricordato che i titoli sono già stati raggruppati nell’ordine di un nuovo titolo ordinario ogni cento esistenti.
Bilancio. L’istituto nel primo trimestre ha registrato un risultato netto negativo per 45,3 milioni contro l’utile di 17 milioni messo a segno nello stesso periodo del 2014. Un risultato che risente ancora dell’effetto negativo della valutazione, secondo gli standard internazionali Ifrs del gruppo assicurativo in via di cessione, per 18,5 milioni.
Calendario. La ricapitalizzazione partirà lunedì 8 giugno. Il 19 sarà l’ultimo giorno per negoziare i diritti, mentre il 25 si chiuderà l’esercizio degli stessi. Carige ha ingaggiato una lotta contro il tempo per far partire l’aumento nella prima settimana di giugno nonostante la Bce avesse indicato come data di chiusura dell’aumento il 26 luglio.
Diluizione. I soci che decidessero di non sottoscrivere l’aumento potrebbero vedere diluita la propria partecipazione per circa il 87,5%, livello elevato, anche se inferiore all’ultimo aumento.
Estero. Nel capitale di Banca Carige il 5,1% è detenuto dalla banca francese Bpce, mentre il 4,395% è in mano al gruppo svizzero Ubs.
Fondazione Carige. Il board dell’ente, azionista della banca con meno del 2%, si riunirà il 12 giugno per valutare come comportarsi in merito alla sottoscrizione.
Gap. Per ovviare al fabbisogno di capitale da 814 mln riscontrato dalla Bce in sede di asset quality review, è stata avviata la cessione del polo assicurativo (venerdì 5 giugno è stato perfezionato l’accordo con il fondo Apollo Global Management), della società di credito al consumo Creditis, e di Banca Cesare Ponti (sulla quale sembra però esserci qualche ripensamento).
Istituti del consorzio di garanzia. Mediobanca è a capo del consorzio di garanzia che coinvolge complessivamente 15 istituti bancari.
Listino. Il titolo di Banca Carige ha perso ieri l’11,03% attestandosi a 5,605 euro. Il calo è fisiologico: il prezzo delle azioni si sta infatti allineando allo sconto del 35,2%.
Marchio. L’aumento di capitale (il cui eventuale inoptato sarebbe sottoscritto da Mediobanca) ridarà forza a un brand storico del territorio: la Cassa di Risparmio di Genova e Imperia fu fondata nel 1483. Una volta rafforzato il patrimonio, il marchio ligure potrebbe tornare appetibile per istituti bancari italiani ed esteri.
Nozze. Il risiko bancario atteso nei prossimi mesi coinvolgerà anche Banca Carige? Attualmente il primo socio è Vittorio Malacalza (14,9%): un imprenditore di standing elevato, interessato a salire ancora nel capitale della banca pur rimanendo sotto la soglia dell’opa. Molti si chiedono se il ruolo di Malacalza sarà quello di traghettare Carige verso un matrimonio con un altro istituto bancario.
Organi sociali. Il consiglio di amministrazione della banca, presieduto da Cesare Castelbarco Albani, è stato rinnovato di recente con l’innesto di tre nuovi consiglieri, in parte riconducibili all’area Malacalza.
Patto parasociale. Quello che lega Vittorio Malacalza alla Fondazione Carige: un’alleanza che permette all’ente di mantenere un consigliere nel board. Anche la Fondazione De Mari, la Fondazione Cassa di Risparmio di Carrara e Coop Liguria firmeranno presto il rinnovo del patto.
Quota. Quella più dibattuta è il 5,1% in mano alla banca francese Bpce, che ritiene non strategica la partecipazione nell’istituto ligure.
Soci. Un altro azionista di Carige balzato recentemente all’onore delle cronache finanziarie è Gabriele Volpi. L’imprenditore, attivo nella logistica per il settore petrolifero in Nigeria, ha oggi il 5%, ma intende aumentare la sua quota.
Terp. Rispetto al prezzo teorico dopo lo stacco del diritto, il valore dei nuovi titoli presenta uno sconto del 35,2%, che si confronta con il 38% applicato nell’operazione del 2014. Lo sconto è inoltre superiore a quello registrato nelle recenti ricapitalizzazioni di Banco Popolare (30,7%) e Popolare di Milano (31,76%), ma inferiore a quello di Mps (39%).
Vendite allo scoperto. Consob seguirà attentamente l’aumento di capitale della banca ligure visto «il rischio che durante il periodo di offerta in opzione delle nuove azioni si verifichino anomalie di prezzo». A comunicarlo è stata venerdì 5 giugno la stessa autorità competente in una nota. (riproduzione riservata)