di Carlo Giuro
In attesa di capire come il governo affronterà il nodo della staffetta generazionale nel pubblico impiego, vale la pena analizzare la situazione della previdenza integrativa. Secondo i dati contenuti nella Relazione annuale Covip l’adesione è stata fino ad ora modesta coinvolgendo circa 160 mila lavoratori, di cui due terzi facenti capo al fondo negoziale della scuola; la parte rimanente è iscritta a fondi territoriali (Fopadiva, Laborfonds), mentre modesta è la partecipazione alle altre iniziative negoziali. Proprio per favorire ieconomie di costo e sinergie è in atto un importante processo di unificazione di due fondi pensione destinati ai pubblici dipendenti (Perseo e Sirio). Appare allora necessario, al di là di questa iniziativa, rilanciare le adesioni dei lavoratori del pubblico impiego che dal punto di vista previdenziale hanno lo stesso grado di esposizione dei dipendenti privati. Interessanti riflessioni vengono sviluppate nel recente Osservatorio giuridico n. 33 del Mefop. I fondi del pubblico impiego sono caratterizzati da una serie di peculiarità. Gli effetti della riforma della previdenza complementare del 2007 non sono infatti estesi ai dipendenti pubblici in caso di adesione ai fondi pensione chiusi con riferimento al silenzio assenso. Si applicano poi ancora le disposizioni della normativa precedente per i profili fiscali in tema di deducibilità e anticipazioni. Esistono altre singolarità. Hanno infatti il trattamento di fine rapporto ipso iure i dipendenti assunti a tempo indeterminato dopo il 31 dicembre 2000 e gli assunti a tempo determinato dopo il 30 maggio 2000. Hanno invece il trattamento di fine servizio (Tfs) o buonuscita gli assunti prima del 31 dicembre 2000. Possono però trasformare il Tfs in Tfr solo aderendo al fondo pensione del proprio comparto. Tale opzione ha un termine di scadenza al 2015. La non conoscenza degli strumenti della previdenza complementare, rilevata come una delle principali cause della non adesione, per i dipendenti pubblici si accompagna a particolarità che rendono meno agevole la scelta. Questi, infatti, quando si iscrivono ad un fondo devono misurarsi con le peculiarità della virtualità e, se sono in regime di Tfs, devono anche familiarizzare con il Tfr poiché l’iscrizione comporta la trasformazione del loro Tfs nel Tfr. Mefop indica poi alcune proposte operative di riforma. Si propone la possibilità di consentire l’adesione senza obbligo di trasformazione del Tfs in Tfr. Viene rappresentata un’ulteriore possibilità costituita dall’adesione automatica con il solo contributo del datore di lavoro. Un meccanismo sul modello dell’automatic enrollment (iscrizione automatica) avviato nel Regno unito da ottobre 2012. (riproduzione riservata)