Dopo Standard & Poor’s a gennaio e Fitch a maggio, tocca a Moody’s adottare un outlook negativo sulla riassicurazione mondiale. «Nel corso dei prossimi 12-18 mesi, ci attendiamo che i riassicuratori subiscano allo stesso tempo pressioni su diversi fronti: eccesso di capacità, nuovi competitor che apportano forme alternative di capitale, aumento del numero di prodotti di sostituzione, tassi di interesse bassi e miglioramento del potere di negoziazione delle cedenti», spiega l’agenzia in una recente nota.

Per Moody’s, la dinamica del mercato attuale ricorda quella della fine degli anni ’90 che portava in se i primi indizi di un processo di consolidamento. Con una grande differenza: «gli acquirenti della riassicurazione hanno oggi ben maggiori incitazioni a gestire efficacemente il loro capitale, cos ache limita il loro bisogno di riassicurazione», spiega Moody’s,  che evoca sia le pressioni regolamentari come Solvency IIche le ristrutturazioni interne che hanno portato nei big player a consolidare gli acquisti di riassicurazione per massimizzare il beneficio di diversificazione, aumentare la ritenzione e far fronte ad economie di costi di capitale.

«Questa tendenza ha portato ad un calo della domanda in materia di riassicurazione danni (tranne catastrofe) e di responsabilità, aumentando il peso della riassicurazione catastrofi nei  business plan dei riassicuratori». Allianz, per esempio ha ceduto per 4 mld € di premi danni e rc, contro 5,5 mld € den 2005. Zurich Insurance è passata dal 24% dei premi ceduti nel P&C nel 2002 al 16% del 2013.

Parallelamente, il mercato della riassicurazione catastrofi vede il nascere di player low costs, che approfittano dell’interesse, per gli investitori, di questo tipo di attività non correlate con i mercati finanziari. Da questo ne deriva una chiara pressione nei prezzi e il ritorno, secondo Moody’s, a tariffe a livelli «pre-Katrina». Questi afflussi di capitale non tradizionale sarebbe raddoppiato dal 2008, a 50 mld $ (ovvero il 15% della capacità mondiale di riassicurazione catastrofi).

Le possibili vie di uscita? La ricerca di fonti di capitale meno onerose (retrocessione, cat-bond, sidecar), versamenti eccezionali agli azionisti, diversificazione su nuove linee di attività, aumento del livello di rischio preso sugli asset …