di Andrea Montanari

Il 30 settembre 2013 una concitata assemblea degli azionisti defenestrò l’ex padre-padrone della banca, Giovanni Berneschi, ora in carcere in seguito all’inchiesta della Procura di Genova dopo oltre 25 anni di comando. Il 28 marzo scorso, il cda dell’istituto sotto la guida del tandem Cesare Castelbarco Albani (presidente) e Piero Montani (amministratore delegato) ha varato l’aumento di capitale da 800 milioni chiesto dalla Banca d’Italia lo scorso 2 settembre un mese dopo la dimissione di otto consiglieri, avvenute tra il 31 luglio e il 2 agosto, che ha portato alla caduta del cda targato Berneschi.

 

Lunedì 16 scatta l’operazione di rafforzamento patrimoniale e rilancio diCarige, dopo quella da 1 miliardo del febbraio 2008. L’operazione ai nastri di partenza ha un forte sconto (40% rispetto al terp) e con un elevato rischio diluitivo per chi non aderirà (il 78,6%).

Insomma, in soli nove mesi di acqua ne è passata sotto i ponti della Cassa di risparmio di Genova e Imperia, al punto che anche la prima linea di dirigente che risponde a Montani sta per essere completamente ridisegnata. Nel frattempo, quello che era l’azionista di riferimento, la Fondazione, ha perso il proprio ruolo scendendo dal 46,6 al 19% del capitale. L’altro grande dominus, politico, dell’istituto, Claudio Scajola (il cui fratello, Alessandro, per anni fu vicepresidente della banca), è stato travolto da una serie di inchieste e ha perso i gradi di generale di Forza Italia in Liguria.

E pure il cardinale Tarcisio Bertone, già segretario di Stato Vaticano e Camerlengo, è uscito di scena.

In questo scenario alquanto complesso, dove i poteri forti locali devono ritrovare la via maestra, Carige prova a rialzarsi. Lo farà dopo aver archiviato un 2013 con una perdita pesante di 1,76 miliardi legata alle svalutazioni e adeguamenti richiesti da via Nazionale. E che la ricapitalizzazione, che arriva dopo quella da 5 miliardi di Mps (rischio diluizione del 97,7%), sia di vitale importanza per la banca e rilevante per il sistema creditizio lo dimostrano le valutazioni della Consob. «L’aumento rientra tra le operazioni considerate diluitive e pertanto ciò determina il rischio che durante il periodo di offerta in opzione delle nuove azioni si verifichino anomalie di prezzo», si legge nella nota diramata venerdì 13. Insomma, una sfida ardua ma non impossibile per il nuovo management dell’istituto. A partire dal presidente Castelbarco Albani che illustra a Milano Finanza le finalità dell’operazione.

Domanda. Presidente, come pensate di uscire dal tunnel?

Risposta. Qua c’è da ricostruire tutto il tessuto politico, industriale e finanziario della città e della regione.

E proprio il progetto di ristrutturazione della banca che stiamo portando avanti da settembre può rappresentare lo spartiacque.

D. Che cosa intendete fare?

R. Vorremmo rendere Carige un polo aggregante che dia sprint all’industria locale. Un porto dal quale salpare per riconquistare posizioni di mercato. Rimettere, insomma, l’istituto al centro del sistema cittadino e regionale.

D. Pensate di riuscirci con questo aumento a forte sconto e ad alto rischio di diluizione?

R. Mi rendo conto che il 40% è una soglia un po’ alta. Ma volevamo rendere attrattiva l’operazione. Siamo una spa, non una popolare: chi compra più azioni comanda.

D. Come mai uno sconto più alto di quello di Mps (35,5%)?

R. Le ragioni sono semplici. Innanzitutto, le vicende giudiziarie che hanno colpito la banca, meglio la precedente gestione, hanno avuto un impatto negativo sull’immagine. Inoltre, il flottante era assai limitato fino a pochi mesi fa (oltre alla Fondazione al 46,6%, ci sono i francesi di Bpce al 9,9% e il cosiddetto patto-Berneschi al 6%, ndr) e va incrementato. Non si trascuri poi l’elevata volatilità del mercato borsistico.

D. Si aspetta una risposta forte dagli investitori o il consorzio di garanzia dovrà intervenire?

R. Non credo che le banche del consorzio dovranno accollarsi molto inoptato. L’auspicio è che l’operazione vada in porto interamente e che i piccoli soci aderiscano. L’intento è di definire il risanamento della banca e ripartire per dare sostegno al tessuto imprenditoriale delle regioni nelle quali operiamo.

D. Pagherete lo scotto della scarsa visibilità internazionale rispetto ad altri competitor?

R. Carige finora era poco conosciuta fuori dai confini nazionali. Per questo l’ad Montani è stato in roadshow a Londra e Parigi per presentare all’establishment europeo le potenzialità dell’istituto e il piano industriale al 2018. Abbiamo un azionista importante francese da convincere.

D. Pensa che Bpce aderirà?

R. Non ho elementi per confermare né smentire. Ma è il secondo polo creditizio francese e nel tempo è stato sempre al fianco della banca. Non vedo perché dovrebbe farsi indietro

D. Avete messo in vendita le compagnie assicurative ma finora non sono arrivati compratori. Le ritirerete dal mercato?

R. Tutt’altro. L’obiettivo resto quello di venderle. Dalle sensazioni che abbiamo ricevuto credo che nell’arco di 7-15 giorni gli advisor (Mediobanca e Leonardo, ndr) potrebbero ricevere manifestazioni vincolanti o meno. Da gruppi italiani ed esteri.

D. Tra i pretendenti ci sono Itas, Sara, Arca e Reale Mutua?

R. No comment. C’è interesse dall’Italia e dall’estero.

D. Valgono 4-600 milioni?

R. Ritengo che il valore effettivo sia quello espresso a bilancio (circa 400 milioni, ndr). Anche perché dopo la conclusione dell’Ivass abbiamo deliberato l’aumento da 92 milioni perCarige Assicurazioni per portare l’indice di solvibilità alla soglia richiestaci, il 120%.

D. Se venderete a breve le due controllate cambierà la strategia sul fronte della ricapitalizzazione?

R. No. L’aumento va per la sua strada. La cessione di questi asset è un ulteriore elemento di rafforzamento dei ratio patrimoniali. La ricapitalizzazione ci garantirà un upside del 3,9%, la vendita delle assicurazioni lo 0,7%-0,9%. L’obiettivo di patrimonializzazione è quello indicato a piano: circa l’11,5% di Core Tier 1.

D. Durante o post aumento cercherete partner per alleanze strategiche?

R. Fermo restando che anche il governatore di Banca d’Italia, Ignazio Visco, nel suo ultimo discorso ha fatto intendere che il sistema italiano dovrà andare verso una nuova fase di concentrazione, il piano 2014-2018 prevede una crescita stand alone. Se poi vi fossero opportunità di valorizzazione le prenderemo in considerazione. Ma il nostro obiettivo è porci da soggetto attivo e non passivo. Mi spiego meglio: da polo aggregante non da preda.

D. Qual è la strategia per gli altri asset?

R. Carige Italia verrà riportata nel perimetro. Il Centro Fiduciario (finito nel mirino delle indagini penali) non so se avrà senso mantenerlo. Su Creditis (credito al consumo), faremo ragionamenti per lo sviluppo. Cesare Ponti diventerà la banca private del gruppo. Il piano prevede poi la chiusura di 80 filiali e 90 uffici. Recupereremo 600 risorse che destineremo alle attività commerciali. Mentre le 600 uscite stimate saranno frutto di accordi sindacali. Non trascuri che abbiamo costituito il comitato crediti che finora non esisteva.

D. A proposito del passato. Farete azione di responsabilità nei confronti di Berneschi?

R. Se al termine delle indagini in corso emergeranno elementi certi di danno nei confronti dell’istituto non esiterò un solo istante a promuoverla. E non ho dubbi che il cda sarà dalla mia parte. (riproduzione riservata)