Vittoria Puledda
I l presidente della Covip nella sua Relazione ci ritorna per ben tre volte: i fondi pensione dovrebbero pensare di più all’economia reale, auspicando un maggior contributo al «finanziamento delle imprese italiane e delle infrastrutture». E ancora, «possibili scenari di intervento nell’ambito di investimenti finalizzati a dare un contributo al rilancio dell’economia reale del nostro Paese» rientrano negli auspici della Commissione. Ovviamente nella «consapevolezza che la missione prioritaria dei fondi è e resta quella di assicurare una prestazione pensionistica integrativa». L’idea non è nuova ed anzi ha a lungo animato dibattiti teorici (e appetiti concreti) sulla destinazione dei patrimoni dei fondi pensione. Sicuramente dare un orizzonte produttivo a questi bacini di ricchezza, anche con scelte di lungo periodo (coerenti con l’orizzonte temporale di questo particolare investitore istituzionale) è un obiettivo di grande saggezza e utilità; insomma, che i fondi pensione facciano qualcosa di diverso dagli “staccacedole” legati quasi esclusivamente ai titoli di Stato è certo utile. Diverso sarebbe – e anche molto pericoloso – che si sostituissero ad altri soggetti, con scelte di politica economica: il faro, sempre, devono essere le scelte finanziariamente convenienti per i futuri pensionati e per le loro rendite future.