di Franco Adriano
Le compagnie di assicurazione e le società di cartolarizzazione potranno concedere credito diretto alle imprese. È questa una delle misure per diversificare le fonti di accesso al finanziamento presentate ieri in conferenza stampa dal ministro per l’economia, Pier Carlo Padoan e dello sviluppo economico, Federica Guidi, che faranno parte del pacchetto «competitività e crescita» inserito nel decreto legge approvato venerdì scorso, ora alla firma del presidente della repubblica.
Sempre in tema di liberalizzazione del credito è stato annunciato un nuovo regolamento che liberalizza il credito diretto da parte dei fondi. È stata inoltre eliminata la ritenuta d’acconto sui finanziamenti a medio-lungo termine alle imprese da parte di banche, fondi di credito e compagnie di assicurazione localizzati all’estero. Non è una novità in assoluto il tentativo di coinvolgere le compagnie di assicurazione nella vita delle imprese; ma è la prima volta che si parla di concedere credito diretto alle piccole e medie imprese senza gli strumenti indiretti dei mini-bond o delle cartolarizzazioni. Nel gennaio scorso l’Ivass, l’autorità di controllo assicurativa guidata da Salvatore Rossi, con una lettera al mercato, aveva definito le regole per la discesa in campo delle assicurazioni a sostegno delle piccole e medie imprese italiane che scelgono di utilizzare forme di finanziamento alternative al canale bancario, come per esempio i mini-bond, introdotti dal decreto Sviluppo Italia nel 2012. In quella occasione si parlò di un’ipotetica cifra che sarebbe stata impiegata, pari a circa 15 miliardi di euro (pari al 3% delle riserve tecniche del sistema assicurativo che ammontano a circa 500 miliardi). A rafforzare questa idea, poi, era intervenuto il decreto Destinazione Italia ampliandone il raggio d’azione, in particolare tramite operazioni di cartolarizzazione. I soggetti citati furono le imprese di assicurazione, i fondi pensione e i fondi degli enti previdenziali e assicurativi. L’impegno finanziario potenziale, tra investimento diretto e indiretto, allora salì fino a 30 miliardi di euro. In occasione dell’ultima assemblea annuale dell’Ania, l’associazione che rappresenta le compagnie di assicurazione (che è vero si è tenuta lo scorso luglio ma evidentemente l’argomento è tornato d’attualità e se ne parlerà di nuovo al prossimo appuntamento fra poche settimane), il presidente Aldo Minucci affermò che le imprese erano pronte a sostenere i finanziamenti all’economia reale, comprese le infrastrutture. Ma chiedevano in cambio garanzie precise e puntuali da parte dello stato. Per quanto riguarda più in particolare i mini-bond, le assicurazioni avevano avanzato la richiesta di una compartecipazione di primo rischio da parte della banca o della società di rating incaricate di seguire le emissioni. Come dire che le compagnie di assicurazione erano pronte a investire le proprie risorse e quelle degli assicurati, a condizione però di ridurre al minimo il rischio. Al governo Renzi evidentemente questo impegno non basta. Resterebbe comunque il vincolo per le imprese di assicurazione di non avere più del 10% delle riserve tecniche investito in strumenti non quotati. Nel complesso il decreto legge per la finanza e la crescita dovrebbe «cubare», come ha spiegato il ministro Guidi, «800 milioni di euro di incentivi alle imprese». «Grazie a questi provvedimenti», ha spiegato Padoan, «ci aspettiamo un’accelerazione della crescita nei prossimi trimestri e l’innalzamento del tasso di crescita dell’economia con una maggiore capitalizzazione delle imprese e un aumento dello spettro delle possibili fonti di finanziamento, questo comporterà un beneficio permanente per l’economia». Tuttavia, Padoan (a poche ore dalla presunta pubblicazione in Gazzetta Ufficiale) non ha saputo specificare a ItaliaOggi se le misure adottate «in collaborazione con il ministero dello sviluppo economico e con la collaborazione della Banca d’Italia» saranno contenute in un unico decreto legge omnibus (con la riforma della pubblica amministrazione) oppure se i testi saranno più di uno. In questo caso, considerato il periodo estivo dell’anno, la conversione in legge di più testi entro agosto non sarebbe propriamente una passeggiata.