Ci sono “ampi spazi di crescita per il mercato assicurativo”. Lo ha detto ieri mattina il presidente dell’Ivass, Salvatore Rossi, nel corso della relazione annuale.
“Le assicurazioni rivestono nella nostra economia un’importanza spesso sottovalutata. Le banche tendono ad assorbire in Italia gran parte dell’attenzione che i media e l’opinione pubblica riservano alla finanza, specialmente in questi anni dominati dalle ripercussioni della crisi globale.
Guardando agli attivi di bilancio, il divario dimensionale fra assicurazioni e banche è in effetti cospicuo: alla fine del 2012 gli attivi delle compagnie assicurative italiane ammontavano a poco più di 600 miliardi, mentre quelli delle banche superavano i 4.000.
Le assicurazioni sono il principale investitore istituzionale del Paese. Il portafoglio detenuto dalle compagnie a copertura delle riserve tecniche del ramo danni e di quelle tradizionali del ramo vita è investito in titoli pubblici per oltre il 60%. Può ancora crescere la presenza di attività private: alla fine del 2012 le obbligazioni – in prevalenza bancarie – assorbono meno di un quarto del portafoglio.
Soprattutto, può e deve crescere – per quantità, articolazione e qualità – l’offerta alla clientela di protezione dai rischi, funzione tipica svolta dalle assicurazioni a sostegno dell’intrapresa economica e della sicurezza dei cittadini”.
Il mercato assicurativo italiano presenta ampi spazi di crescita, in funzione delle dinamiche demografiche, dell’evoluzione delle politiche pubbliche di welfare, della vulnerabilità delle piccole e medie imprese.
“La nostra economia – ha proseguito Rossi – è posta di fronte alla necessità di cambiare molte delle sue caratteristiche strutturali, se vuole riacquistare vitalità, capacità di competere in un mondo trasformato, potenziale di progresso. In particolare, la struttura finanziaria del Paese deve evolvere verso un assetto che veda ridotta la dipendenza delle imprese dal credito bancario e accresciuto il ruolo dei mercati come canali di finanza esterna per il sistema produttivo. È un processo difficoltoso, frenato anche dalla riluttanza delle imprese italiane medie e piccole ad aprirsi ai mercati.
Ma è tutto il sistema che deve aprirsi e adattarsi al nuovo. Una delle precondizioni è la crescita degli investitori istituzionali, in primis fondi pensione e assicurazioni”.
Per le compagnie giocare un maggior ruolo nel finanziamento dell’economia, in particolare negli investimenti di lungo periodo e nella capitalizzazione delle imprese – ha sottolineato Rossi – vorrà dire mutare la composizione dei propri attivi a favore di strumenti privati di cui sarà più complesso valutare la rischiosità. “Occorreranno idonei presidi organizzativi”.
Anche dal lato del passivo, dunque della specializzazione, si prospettano cambiamenti che imporranno alle imprese assicurative e all’Authority una più forte attenzione alle modalità organizzative e al controllo dei rischi.