di Anna Messia
Abbassarli è stato l’impegno principale della Banca Centrale Europea negli ultimi mesi, con l’obiettivo di far ripartire l’economia. Ma ora i tassi d’interesse ai minimi storici potrebbero creare più di un problema alle compagnie di assicurazione. In particolare a quelle che lavorano nel ramo Vita e più in dettaglio a quelle che vendono molte polizze con gestioni separate. Una questione che è stata sollevata tra le autorità di controllo europee dove vogliono scongiurare il rischio di uno scenario giapponese, quando diverse compagnie non riuscirono a far fronte ai rendimenti garantiti agli assicurati. Un problema che passa anche per l’Italia al punto che all’Ivass, l’autorità guidata da Salvatore Rossi, hanno preso carta e penna e hanno chiesto dati dettagliati alle società per condurre un’attenta ricognizione della situazione tra le imprese assicurative italiane e verificare, numeri alla mano, la loro esposizione al rischio di tasso d’interesse. Il fatto è che le compagnie, in particolare nelle polizze Vita che si agganciano a gestioni interne separate, riconoscono ai propri clienti un rendimento minimo garantito ogni anno. Un rischio che si accollano direttamente, a differenza di quanto avviene nelle polizze unit o index linked (il cosiddetto ramo III) dove è il risparmiatore ad assumersi il rischio di un’eventuale perdita. E se le compagnie riescono facilmente a tenere fede alle loro promesse di rendimento quando i tassi d’interesse sono in una fase crescente, all’opposto, in caso di tassi bassi e decrescenti il pericolo per la tenuta dei loro conti aumenta. Specie quando la situazione di tassi ridotti si protrae per lungo tempo. Così l’Ivass ha chiesto a tutte le imprese di assicurazione di effettuare simulazioni sulla loro esposizione al rischio di tasso, immaginando tre scenari differenti, stress test con livelli di difficoltà crescenti. Elaborazioni che dovranno essere effettuate prendendo a riferimento i dati di fine giugno e che dovranno essere inviate all’istituto entro fine agosto. Del resto le polizze con gestioni separate rappresentano una fetta molto importante del mercato Vita italiano, nonostante la ripresa negli ultimi mesi delle linked, in particolare delle polizze unit (quelle che investono in fondi comuni). Solo ad aprile, per esempio, secondo i dati Ania le gestioni tradizionali hanno rappresentato più del 70% dell’intera nuova produzione Vita, rastrellando 3,7 miliardi su un totale di 5,1 miliardi. (riproduzione riservata)