Malgrado la crisi continui a mordere, le famiglie italiane si confermano nel ruolo di formiche. Certo, negli ultimi dieci anni il loro indebitamento è balzato in media dal 30,8% al 53,2% del reddito disponibile lordo, senza considerare che, includendo nel calcolo le famiglie produttrici (cioè le partite Iva) l’indebitamento è salito, nello stesso arco temporale, dal 43 al 65%.
Fin qui le note positive. Perché passando su altri fronti la musica cambia. Affrontando il tema dell’erogazione dei mutui per l’acquisto di un’abitazione, per esempio, gli esperti coordinati da Valerio Vacca, rilevano come «l’insorgere della crisi finanziaria ha bruscamente interrotto una lunga fase di espansione dei mutui alle famiglie» con una flessione delle nuove erogazioni più marcata nelle regioni settentrionali. L’importo dei nuovi mutui nel 2011 è stato infatti inferiore del 23,6% a quello del 2007 nel Nordovest, e del 25,2% nel Nordest. Più contenuto il calo al Centro e al Sud, rispettivamente del 17,3 e del 18,5%. Altra questione, le tipologie di destinatari dei prestiti sull’abitazione. Secondo l’istituto guidato dal governatore Ignazio Visco, alla riduzione delle erogazioni si è accompagnata una ricomposizione in termini di caratteristiche socio-demografiche dei mutuatari. In questo senso «è diminuita la quota dei mutui erogati ai giovani e agli stranieri mentre è aumentata quella dei mutui di importo elevato». Le differenze, spiegano gli esperti, riflettono sia gli effetti della crisi più marcati per alcuni segmenti della popolazione, «sia un atteggiamento più selettivo nei confronti della clientela più rischiosa da parte del sistema bancario». Ma nel complesso, tra il 2004 e il 2011, la contrazione dei mutui erogati è stata maggiore della corrispondente diminuzione delle compravendite di immobili residenziali. Un dato che potrebbe testimoniare sulla consistenza dei risparmi dei nuclei familiari, che avrebbe consentito l’acquisto di una casa senza necessità di contrarre prestiti. (riproduzione riservata)