È cambiato il clima sui mercati finanziari. Alla turbolenza innescata dalla Fed, questa settimana si è aggiunto un pericoloso focolaio di crisi in Cina che le autorità del Paese si sono affrettate a spegnere. Ma nelle borse la volatilità resta. E gli investitori si dividono: da una parte i più ottimisti guardano alla ripresa dell’economia Usa e scommettono che anche l’Europa abbia toccato il fondo; dall’altra ci sono i pessimisti preoccupati per la fine della politica monetaria espansiva della Fed che finora ha trainato i mercati e per il rallentamento degli emergenti.
Ecco il nuovo scenario che devono affrontare i money manager dei fondi. Che grazie ai rendimenti ottenuti nell’ultimo anno sono di nuovo sotto i riflettori come dimostra il boom della raccolta del risparmio gestito in questi mesi. Su tutti spiccano i comparti specializzati sulle azioni di Piazza Affari dove i migliori gestori a portata di investitore italiano hanno reso oltre il 50% negli ultimi 12 mesi, secondo le classifiche Citywire che si basano sul total return a un anno (a fine maggio 2013) calcolato attraverso la performance mensile cumulata dei fondi gestiti.
Le analisi Citywire, società indipendente che dà il rating ai gestori e non ai fondi, identificano i manager con il miglior track record in un settore, mostrando inoltre i fondi che questi gestiscono. E i money manager sono pronti a cavalcare il ritorno di interesse degli investitori per i fondi. «Se un anno fa il 25% del campione rappresentativo dei titolari di un conto corrente si dimostrava disponibile a investire in immobili e il 19% in prodotti finanziari, oggi c’è una situazione opposta, in quanto il 23% indica i prodotti finanziari come prima scelta, se avesse liquidità da impiegare», sottolinea l’ultimo Osservatorio sul risparmio di Anima Gfk Eurisko. Non a caso a maggio in Italia i flussi netti nel risparmio gestito sono stati pari a 8,7 miliardi di euro, il dato più alto dal 1999 e da inizio anno la raccolta è positiva per 35,8 miliardi. Che l’andamento della raccolta sia strettamente legato alla performance dei fondi lo rileva un’indagine di Lipper perché i gestori se sono in grado di realizzare risultati importanti e di qualità catturano l’attenzione di investitori e consulenti anche se poi ciò che conta è che la stretta correlazione tra performance di breve periodo e raccolta netta non va interpretata come un invito a registrare rendimenti brillanti solo a breve termine. Ecco perché ai campioni di total return a un anno nelle dieci categorie di Citywire Milano Finanza ha chiesto come intendono navigare nelle nuove acque agitate dei mercati.
A partire dall’azionario Italia dove spicca il +52% di Atlante Target Italy gestito da Umberto Borghesi (si veda intervista a pag. 16). In media i gestori dell’azionario Italia seguiti da Citywire hanno realizzato in un anno il 38%, ma per ora pochi investitori ne hanno beneficiato perché la raccolta dei fondi azionari Italia resta in rosso. In Europa campione è Oliver Russ, che segue il comparto Ignis International Argonaut Pan European Dividend Income che ha un rendimento totale a un anno del 47%. Il fondo investe in azioni europee ad alto dividendo. «La tradizionale volatilità estiva dominerà anche quest’anno la stagione. Noi restiamo focalizzati sui titoli che producono un rendimento stabile che sono più al riparo da questa volatilità di breve termine», dice Russ secondo cui l’evoluzione dei mercati dipenderà d’ora in poi «dalla misura e dalla velocità con cui i tassi saliranno». Dai minimi di inizio maggio il rendimento dei titoli di Stato a dieci anni degli Usa e della Germania sono saliti di oltre il 40%, mentre in Giappone il decennale ha raddoppiato il rendimento dall’annuncio degli stimoli monetari da parte del governo nipponico. «È difficile dire però se questo rialzo dei rendimenti sia indicativo di una ripresa dell’economia o sia una semplice reazione alle intenzioni della Fed di ridurre il piano di acquisto dei titoli o ancora se segnali un ritorno delle attese di inflazione», spiega Russ. Che tra i principali titoli in portafoglio a fine maggio aveva Bayer, Roche e Zurich.
Se dall’Europa si passa alle borse dell’area asiatica, che di recente sono salite sull’ottovolante, al primo posto c’è un italiano: Giovanni Brambilla con il fondo AcomeA Asia Pacifico con un total return del 34,9%. «La liquidità immessa nel sistema finanziario mondiale ha trovato la sua strada nel corso degli ultimi anni non solamente verso le valute e i mercati azionari degli emergenti ma anche, indirettamente, verso i loro mercati obbligazionari. La recente ondata di vendite non ha quindi colpito le valute e i mercati azionari emergenti ma ha pesantemente coinvolto anche i titoli di Stato. Naturalmente questa ondata ribassista va analizzata anche da un punto di vista fondamentale in cerca di possibili opportunità di investimento a un prezzo ragionevole; la recente correzione, che ha coinvolto indiscriminatamente un po’ tutto l’universo emergente, sta infatti creando interessanti opportunità d’investimento in determinati settori, titoli e mercati dove a nostro avviso c’è valore come per esempio nel mercato azionario cinese e in quello obbligazionario sudafricano dove stiamo incrementando le nostre posizioni», spiega AcomeA.
A Wall Street, invece, la correzione dei mercati provocata dagli annunci della Fed è stata meno incisiva anche perché i segnali che arrivano dall’economia sono incoraggianti e le borse iniziano a percepire che il sostegno d’ora in poi potrà arrivare più dalla ripresa che dalle mosse della banca centrale. «Restiamo esposti ai titoli ciclici e ai finanziari che sembrano ancora valutati a un buon livello di sconto considerando le prospettive di crescita dell’economia Usa e il declino dell’avversione al rischio», spiega Christophe Foliot, gestore del fondo Edmond de Rothschild Us Value & Yield, che spicca con una performance annuale del 35%. Ma, avverte Didier le Menestrel, presidente di Financière de l’Echiquier, «quando ti interroghi sulle azioni guarda che cosa fanno gli obbligazionisti». Cosa fanno dunque i gestori bond? «Prudenti da alcune settimane, gli obbligazionisti acquistano tuttavia ingenti volumi del debito dei paesi europei periferici, obbligazioni corporate spagnole o italiane: l’Europa tanto evitata in questi ultimi anni è diventata la loro area di investimento favorita. Per contro, sono diventati più esigenti sui bond migliori, quelli dello Stato tedesco o americano. Oggi infatti la Germania presta a livelli un po’ più cari rispetto alla fine del 2012, mentre le condizioni di prestito di Italia, Spagna o Portogallo sono migliorate», aggiunge le Menestrel. In una parola, gli obbligazionisti ci dicono già da un bel po’ che l’euro sopravviverà. «Ma questa buona notizia per tutti va di pari passo con un ulteriore messaggio lanciato dai rendimenti in crescita dei primi della classe: l’Europa non soltanto sopravviverà ma si adatterà. I tassi artificialmente bassi si normalizzeranno e l’Europa uscirà dall’impasse deflazionistica», dice le Menestrel. Prova ne è anche che giovedì 27 giugno i Btp in asta sono stati assegnati con un rendimento del 4,55%, molto sotto la soglia critica del 5%, nonostante le previsioni negative che circolavano sui mercati. «Non male dopo le recenti tensioni sullo spread», dice Vincenzo Longo di Ig Markets. Nelle ultime settimane il differenziale è salito sopra quota 300 punti per poi ripiegare a 280.
E ora i Btp sono da comprare? «Riteniamo che il mercato dei Btp rappresenti ancora un’opportunità di investimento interessante, in quanto non è cambiato il rapporto tra rischio e credito. Le tensioni degli ultimi tempi, infatti, sono il risultato di un movimento di volatilità importato e non dovuto a cause di tipo domestico; in particolare, derivano dalla volatilità che si è creata sui tassi americani e che ha coinvolto indifferentemente il mondo degli investimenti obbligazionari, compreso il mercato dei Btp, che per sua natura è molto liquido», dice Luca Felli, capo del desk obbligazionario dove lavora Gianluca Ferretti, il gestore dell’Anima Traguardo 2016 cedola 3, che nella categoria obbligazionari euro medio termine conquista il primo posto con un total return annuale del 12,6%. In ogni caso, spiega ancora Felli, «per supportare tassi più bassi nei Paesi ad alto rating e anche in Italia, sarà importante un miglioramento dello scenario macroeconomico e quindi una ripresa della crescita nella seconda metà del 2013, ripresa di cui oggi avvertiamo i primi timidi segnali». In ogni caso la volatilità di queste ultime settimane non ha nulla a che vedere con i rialzi degli spread fra 2011 e 2012. «A riprova, allora, lo spread Btp/Bund, da 280 è anche passato a quota 550, quest’anno invece, anche in un momento di grande incertezza, ovvero a febbraio, in prossimità delle elezioni, ci si è mossi su un range ridotto di volatilità, vale a dire 250/350», conclude Felli. Punta invece a cavalcare il trend delle valute Michael Hasenstab, gestore insieme a Marco Freire e a Laura Burakreis del fondo Templeton emerging markets bond che appartiene a una categoria, quella degli obbligazionari dei Paesi emergenti che nelle ultime settimane ha vissuto una fase di turbolenza. «Rimaniamo confortati dalle prospettive di crescita e dal basso livello d’indebitamento di molti mercati emergenti come quelli asiatici, escluso il Giappone, e di alcune selezionate economie emergenti in America Latina ed Europa. Molti Paesi in queste regioni hanno anche offerto tassi a breve termine più elevati e hanno, a nostro parere, valute sottovalutate».
In classifica sono presenti tutti e tre i gestori di Franklin Templeton. Infatti le analisi di Citywire considerano i co-gestori equamente responsabili della performance del fondo e il total return è attribuito a ciascuno di essi singolarmente. Nel caso invece un money manager gestisca due o più fondi nello stesso settore, Citywire si basa sulla media dei rendimenti totali dei fondi gestiti. (riproduzione riservata)