L’obiettivo è diventare sempre più una rete di direttori di banca e sempre meno una banca di promotori finanziari. Parola di Massimo Doris, amministratore delegato e direttore generale di Banca Mediolanum, oltre che vicepresidente di Mediolanum, in un’intervista rilasciata a MF-Milano Finanza a margine del IT Forum di Rimini.
In base al nuovo corso, in altre parole, gli operatori con cui il gruppo di Basiglio si sente di competere non sono più tanto le reti quanto istituti di credito del calibro di Unicredit o Intesa Sanpaolo. Del resto, se si guarda alla capitalizzazione in Italia, con 4 miliardi di euroMediolanum è quarta dopo Unicredit(25,1miliardi), Intesa Sanpaolo (23,8 miliardi) eMediobanca (4,4 miliardi). Anche così si spiega la corposa campagna di reclutamento dal mondo bancario che il gruppo fondato da Ennio Doris, padre di Massimo, ha messo in campo. Tanto che, dall’inizio dell’anno a oggi, dalle banche sono arrivati quasi 80 professionisti.
Intanto continua la rivoluzione sul web. Nel corso del 2013, tutti i servizi e i prodotti di Banca Mediolanum stanno per essere convertiti sull’online, con la possibilità di chiudere un contratto tramite videochat e firma digitale e di pagare con il cellulare. «È tutto in linea con il nostro obiettivo: diventare l’unica banca dei nostri clienti. Il nostro conto corrente può offrire tutti i servizi possibili (i clienti bancari sono 750 mila mentre in totale sono 1,037 milioni al 31 marzo 2013, ndr)», commenta Massimo Doris, in pieno passaggio generazionale. E precisa: «Tutto ciò comporta costi notevoli, ma l’idea è investire in un’ottica di lungo periodo. Se diventiamo l’unica banca del cliente, possiamo gestire tutta la sua storia creditizia e dargli un servizio completo. Lo scorso anno abbiamo erogato mutui per circa il 75% in più rispetto al 2011». Da 359 milioni del 2010 i mutui sono passati a 415 del 2011 e a 733 del 2012. Lo stesso dicasi dei prestiti: l’erogazione nel 2012 è stata pari a 338 milioni contro i 171 del 2011. «Continuiamo a investire in tecnologia, essendo una banca senza sportelli, e sulla formazione». Quanto ai circa 4.300 family banker, che presidiano il territorio e sono il volto umano della banca, il numero, dopo una flessione, è tornato a crescere. «Non abbiamo mai smesso di reclutare e nel 2013 il numero dei professionisti è di nuovo in rialzo e pensiamo di chiudere l’anno con un centinaio di risorse in più. Il nostro gruppo sta vivendo una trasformazione; il family banker medio sta crescendo dal punto di vista della qualità e delle capacità. A fronte di una rete calante, quindi, le raccolte nette sono rimaste positive e il patrimonio è salito. Il patrimonio medio per professionista è passato dai 6,1 milioni di euro dell’1 gennaio 2010 ai 9,4 milioni di oggi». Infine, alla domanda sulle strutture commissionali, che in casa Mediolanum non sono da primo prezzo, Massimo Doris ha risposto così: «Se guardiamo ai nostri fondi, è vero che siamo alti dal punto di vista del Ter (Total expense ratio, costi totali a carico del fondo, ndr) ma non lo siamo dal punto di vista delle commissioni di gestione. Sta di fatto che i clienti sono contenti. Basta guardare ai numeri: il gruppo Mediolanum, secondo una nostra elaborazione su dati Morningstar, si conferma sul triennio al primo posto con una performance ponderata al 28 marzo del 12,3%».
Infine sugli ultimi dati Assogestioni sul primo trimestre 2013 che hanno indicato una raccolta negativa di 496,8 milioni, Doris ha commentato: «I dati non tengono conto dei trasferimenti infragruppo che stanno avvenendo dal prodotto Freedom (polizze più conto corrente, ndr), lanciato nel 2009, al Freedom più (solo conto corrente, ndr)». Ad esempio a marzo la raccolta fondi è stata positiva per 316 milioni, ma nelle tabelle Assogestioni era negativa per 46 milioni, per effetto delle fuoriuscite delle gestioni in delega che hanno subìto il trasferimento della clientela dal prodotto Freedom a quello Freedom più, lanciato a fine 2011». E conclude: «A oggi sono usciti 1,5 miliardi dalla polizza legata a Freedom e si sono trasferiti in Freedom più: è come se il prodotto avesse perso 1,5 miliardi di gestioni in delega». Infine, l’anno scorso la gran parte dei flussi erano indirizzati al risparmio amministrato. «Quest’anno invece più del 70% è andato verso il gestito», conclude Doris. Un trend proseguito anche nelle settimane successive. Ad aprile sono stati raccolti altri 218 milioni, di cui 538 sono andati in fondi, il miglior risultato di sempre. «Da inizio anno abbiamo raccolto poco meno di 1 miliardo e siamo fiduciosi di replicare i traguardo dei 2,2 miliardi raggiunto l’anno scorso». (riproduzione riservata)