Atradius ha presentato i risultati della dodicesima edizione del Barometro sui comportamenti di pagamento tra aziende, l’indagine che semestralmente esamina i comportamenti di pagamento nelle transazioni tra aziende in Italia e a livello internazionale.
L’indagine ha visto coinvolte circa 3.000 imprese in 14 Paesi dell’Europa occidentale (Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Irlanda, Italia, Spagna, Svezia, Svizzera, Paesi Bassi e Turchia).
Secondo il Barometro Atradius, nel contesto geografico analizzato, l’aumento dei tassi d’ insolvenza sta rendendo più difficile mantenere adeguati livelli di liquidità, un fattore che, insieme al calo della domanda di beni e servizi, è considerato il principale rischio per quest’anno per la redditività delle imprese.
Per quanto riguarda l’Italia in particolare, i risultati dell’indagine evidenziano che le aziende intervistate hanno concesso credito più spesso ai clienti sul mercato domestico invece che all’export. In media, il campione d’intervistati ha effettuato a credito il 47,1% delle vendite ad aziende sul mercato domestico, contro il 36,7% delle vendite ad aziende sul mercato estero. In Europa occidentale, un simile approccio all’utilizzo del credito commerciale tra mercato domestico ed estero si rileva nelle aziende intervistate in Grecia (60,2% vendite a credito sul mercato domestico e 42,3% all’estero), mentre un comportamento opposto emerge dalle interviste in Belgio (29,9% vendite a credito sul mercato domestico e 37,4% all’estero). La Spagna risulta, comunque, il Paese con la più alta percentuale di vendite a credito tra aziende sul mercato domestico (69,1%) e all’estero (63,3%).
Le motivazioni per la concessione di credito da parte delle aziende italiane intervistate sono di carattere prevalentemente commerciale. La più alta percentuale d’intervistati nel nostro Paese (32,2% contro il 42,1% in Europa Occidentale) ha dichiarato di aver concesso credito alle aziende clienti sul mercato domestico soprattutto per favorire l’instaurarsi di rapporti commerciali di lungo periodo. A livello d’indagine generale, la Turchia registra la più alta percentuale d’intervistati (50,2%) con le stesse motivazioni. Nei rapporti commerciali con l’estero, il 30,2% d’intervistati italiani (contro il 37,3% in Europa Occidentale) ha concesso credito per promuovere le vendite. Una percentuale più alta si registra solo in Grecia (33,3%). Interessante notare come in Italia, rispetto allo scorso anno, circa il 40,5% in più d’intervistati ha concesso credito per promuovere le vendite all’estero, stante il perdurare della debolezza della domanda interna.
Se si considerano le scadenze medie di pagamento concesse dai fornitori alle aziende clienti, si nota come l’attuale congiuntura imponga, in determinate economie europee, la necessità commerciale di concedere ai clienti scadenze di ampio respiro. Sul mercato domestico, le scadenze medie di pagamento concesse dagli intervistati italiani si confermano le più lunghe in Europa occidentale (circa 58 giorni contro i 34 giorni medi a livello d’indagine generale). Spagna e Grecia precedono di poco con una media di circa 57 giorni. Si attestano, invece, su una media di circa 49 giorni le scadenze di pagamento concesse dagli intervistati italiani ai clienti esteri. In questo caso, l’Italia é seconda solo alla Spagna (ove si registrano 51 giorni medi).
Uno sguardo alla situazione dei ritardi di pagamento evidenzia che, in media, il 36,8% del valore totale delle fatture emesse dagli intervistati italiani sul mercato domestico non è stato pagato alla scadenza. Si tratta della percentuale più alta rilevata nel contesto geografico oggetto d’indagine. Precede di stretta misura solo la Grecia (35,1%). Va relativamente meglio, invece, per l’Italia sul fronte delle fatture insolute emesse dagli intervistati su clienti esteri: il 31,1% del valore totale di queste risulta non pagato alla scadenza (media per l’Europa occidentale: 28,8%). In tale contesto, la percentuale più alta rilevata nell’indagine generale appartiene alla Svizzera (38,7%).
In particolare, sul dato italiano degli insoluti pesa il circa 12% del valore totale dei crediti domestici ancora non pagati dopo oltre novanta giorni dalla data di scadenza della fattura. Si tratta di quasi il doppio della media per l’Europa Occidentale (6,9%). Peggio solo la Grecia (16.1%). Più contenuta, per l’Italia, la situazione relativa a questa tipologia di crediti derivante dai rapporti commerciali degli intervistati con l’estero (9,4% contro una media per l’Europa occidentale del 6.5%). In tale ambito, la percentuale più alta appartiene all’Irlanda (11,9%).
Anche sul fronte dei crediti inesigibili, rispetto agli altri Paesi oggetto dell’indagine, gli intervistati italiani registrano sul mercato domestico la più alta percentuale di crediti stornati dopo svariati tentativi di recupero (una media del 7,6% del valore totale dei crediti domestici contro il 5,4% dell’anno scorso). La media per l’Europa Occidentale è di circa il 5% (in aumento rispetto a circa il 3% dell’anno scorso). Va meglio per quanto riguarda i crediti inesigibili degli intervistati italiani su clienti esteri, pari al 6% del valore totale dei crediti all’export contro una media del 4,7% per l’Europa occidentale. In Europa occidentale, la percentuale più alta per questa tipologia di crediti appartiene alla Svizzera (7%).
In linea generale, la carenza di liquidità continua a essere la principale causa dei ritardi di pagamento da parte delle aziende. Se si considera in particolare il mercato domestico dei Paesi oggetto dell’indagine, la più alta percentuale d’intervistati che fa riferimento a tale fattore si registra in Grecia (91,9%), seguita dalla Spagna (82,2%). Al terzo posto, l’Italia con il 73% d’intervistati (+0,5% rispetto all’anno scorso). Non sorprende, dunque, che in un tale contesto, l’Italia registri il ciclo di conversione del credito commerciale più lungo rispetto alla media dei Paesi oggetto dell’indagine (un media di circa 90 giorni contro la media europea di circa 57 giorni).
All’interno di un tale scenario, le principali sfide che le aziende italiane ritengono di dover affrontare quest’anno per tutelare la redditività del business sono il calo della domanda di beni e servizi e le difficoltà di recupero degli insoluti (circa il 28% degli intervistati, dato questo sostanzialmente in linea con la media per l’Europa occidentale). Circa il 21% degli intervistati ritiene che le sfide principali saranno costituite dal mantenimento di adeguati flussi di cassa e dalle difficoltà di accesso al credito bancario.
“Il perdurare delle difficoltà della congiuntura economica all’interno dell’Eurozona continuano a porre delle sfide importanti anche alle imprese italiane” – dichiara Massimo Mancini, Country Manager di Atradius per l’Italia.
“In tali scenari risulta essenziale avere un approccio strategico alla gestione dei crediti commerciali, soprattutto perche vi è ancora un margine significativo di miglioramento per quanto riguarda la tutela del credito e i processi di gestione che contribuiscono a ridurre i livelli di insoluti permettendo un miglior controllo del cash flow”.
“Per le imprese attive sullo scenario internazionale – continua Mancini – è fondamentale avere una buona comprensione dei comportamenti di pagamento dei potenziali clienti in quei Paesi con cui sono in atto, o prevedono di avere, relazioni commerciali per evitare di incorrere in seri problemi di liquidità.”
“In questo senso – conclude Mancini – l’assicurazione dei crediti può rivelarsi un utile strumento per proteggere il business a far crescere l’impresa in sicurezza nonostante le criticità legate all’attuale congiuntura economica”.