Adriano Bonafede
Bordeaux «L’ Italia?». Henri de Castries lancia per un attimo lo sguardo oltre la finestra del Castello di Suduiraut nei pressi di Bordeaux come per raccogliere le idee: «Ha fatto molti passi in avanti, è sulla buona strada. Ho fiducia nel presidente del Consiglio Enrico Letta, così come l’avevo nei confronti del suo predecessore, Mario Monti». Per il presidente e ceo del secondo gruppo assicurativo europeo, Axa, «il mondo sta cambiando velocemente e tutte le imprese devono adeguare il proprio modello di business. Noi lo stiamo facendo con convinzione, sapendo che ci dev’essere una risposta a breve termine ma che bisogna anche saper guardare ai trend di lungo termine. Ma tutti devono cambiare: le imprese certo ma anche i governi e le popolazioni ». Voi avete importanti interessi nel nostro paese: tra Axa Assicurazioni e la joint venture con Mps per la bancassurance aggregate circa il 5% della raccolta premi complessiva in Italia. Temete per il vostro business? «No. I governi italiani hanno fatto e stanno facendo molto per avviare quelle riforme necessarie a ridare fiato alla ripresa economica. E non dobbiamo dimenticare che l’Italia è a un passo dall’avanzo nel bilancio primario. Noi abbiamo ricominciato ad acquistare government bond già dallo scorso settembre confidando nella buona politica del governo italiano guidato da Mario Monti. Anche Letta sembra voler andare in quella direzione». Unipol dovrà vendere una parte dei premi di Fondiaria Sai, in accordo con le imposizioni dell’antitrust italiano. Si è fatto il vostro nome tra i possibili acquirenti. Siete davvero interessati? «Noi siamo pragmatici, vedremo. Certo, tra le cose di Fondiaria Sai messe in vendita ce ne sono alcune interessanti e altre meno. Per dare una risposta certa servono precise condizioni, che però finora non sono state rese note. Naturalmente c’interessa poter aggiungere qualcosa in più che possa essere utile ma non è una necessità. E dobbiamo tener conto del fatto che Axa Assicurazioni già esiste e sta andando molto bene con premi e margini in crescita in un mercato calante. In altre parole, di Fonsai ci piace soltanto quello che può essere complementare a quel che già abbiamo». Mps, con la crisi della banca, vi ha creato qualche problema? «Ci sono due livelli di investimento in Mps. Come azionisti della banca abbiamo subito come tutti gli altri una riduzione del valore dei titoli. Ma abbiamo fiducia nel nuovo management guidato da Alessandro Profumo e Fabrizio Viola e li supportiamo. Stanno facendo le cose giuste per vincere la sfida del risanamento. L’investimento in Axa Mps sta invece dando dei buoni frutti: il management si è comportato estremamente bene anche durante la tempesta finanziaria». In passato si è parlato molto di un possibile merger tra Axa e Generali – che peraltro lei stesso ha sempre smentito. Forse qualcuno, in Francia, data anche la presenza di alcuni finanzieri d’Oltralpe tra gli azionisti, ha pensato che fosse possibile e necessario. Ora, però, da tempo nessuno ne parla più. Cos’è cambiato? «Molte cose. Basti pensare, tanto per fare un esempio, che Axa – a partire dal 2007 – ha venduto 8 miliardi di asset nei paesi sviluppati e li ha riallocati in quelli emergenti. E questo è il risultato del fatto che stanno cambiando i centri di gravità del mondo. E’ vero che la maggior fetta della ricchezza mondiale è ancora nei paesi sviluppati, ma è anche vero che circa il 50% della nuova ricchezza che si crea di anno in anno proviene dagli emergenti. Però mi lasci anche dire che sui rumors del passato noi non abbiamo mai avuto alcuna parte. Infine, le dirò anche che le autorità di regolazione sono prudenti con i grandissimi gruppi». Quali sono i paesi dove avete puntato di più le vostre carte? «I paesi più promettenti per grandezza e rapidità della crescita economica sono Cina, India, Brasile, Messico, Turchia, Indonesia e i paesi del Golfo. Noi siamo presenti tutti questi paesi ad esclusione del Brasile dove siamo però pronti a fare acquisizioni quando sarà opportuno». Qual è il suo giudizio sulla situazione economica francese? E’ preoccupato per i possibili sviluppi negativi? «Cominciamo con il dire che la Francia è un paese molto solido e stabile, dove ci sono ottime infrastrutture e un eccellente sistema educativo. Inoltre la situazione demografica è migliore di quella italiana. Quindi i grandi gruppi economici sono in una buona situazione, non dobbiamo ricominciare da zero. Il problema della Francia è che lo Stato ha iperregolato le attività private, in particolare la forza lavoro, tassando troppo il business. Occorre dunque liberare le forze che esistono con una nuova stagione di riforme liberalizzatrici». A fianco, Henri de Castries, presidente e ceo di Axa Una delle sedi di Axa, il secondo gruppo assicurativo del mondo.