di Andrea Di Biase e Andrea Montanari
Ma quale neutralità. Gli ultimi sviluppi dell’affaire FonSai hanno ormai fatto emergere in tutta la sua evidenza la volontà della Procura di Milano di avere voce in capitolo sul futuro della compagnia assicurativa. Formalmente il sostituto procuratore Luigi Orsi non prende posizione e rimane dietro le quinte, lasciando le luci della ribalta al custode giudiziario del 20% di Premafin sequestrato ai due trust off-shore, vale a dire Alessandro Della Chà. Il fatto però che le mosse del custode, che ha manifestato apertamente i suoi dubbi sull’operazione di integrazione tra Unipol e FonSai, spendendosi allo stesso tempo per rimettere in partita Sator e Palladio Finanziario, siano condivise dallo stesso pm, è indice del fatto che la Procura, se non fa il tifo per Matteo Arpe e Roberto Meneguzzo, di certo ha seri dubbi sulla soluzione proposta dalla compagnia bolognese e appoggiata dai principali creditori del gruppo Ligresti, a cominciare da Unicredit e Mediobanca. Da un punto di vista formale il ragionamento di Della Chà è ineccepibile. Avendo ricevuto in custodia il 20% di Premafin è suo preciso dovere di cercare di valorizzare al massimo tale partecipazione. Di qui la richiesta al cda della holding presieduta da Giulia Ligresti, avanzata martedì 26 giugno, di convocare l’assemblea per procedere al riesame della delibera sull’aumento di capitale da 400 milioni riservato a Unipol e all’eventuale revoca. Il 12 giugno, quando i soci di Premafin hanno preso quella decisione, il custode giudiziario non ha infatti potuto esprimere il suo voto, visto che le azioni dei trust non erano ancora nella disponibilità del Tribunale e che Della Chà è stato nominato solo il 21 giugno. Era perciò comprensibile che il custode, forte anche di un pacchetto rilevante di azioni Premafin, volesse dire la sua in merito al piano Unipol. Ciò che però è difficile comprendere sono le motivazioni portate da Della Chà per spiegare la richiesta di convocare una nuova assemblea. Il custode, ma il ragionamento è condiviso anche dal pm Orsi, ritiene infatti che il 12 giugno i soci di Premafin avessero davanti due proposte: quella di Unipol e quella di Sator- Palladio. Poco importa se, da un punto di vista formale, l’offerta di Arpe e Meneguzzo, presentata l’8 giugno, fosse indirizzata alla sola FonSai e comportasse esclusivamente la ricapitalizzazione della compagnia assicurativa. Secondo Della Chà, per il semplice fatto che la proposta dei due investitori comportasse il rilancio della compagnia «e dunque un effetto di prospettica valorizzazione indiretta di Premafin», gli amministratori della holding, pur vincolati dal contratto in esclusiva stipulato con Unipol il 29 gennaio, avrebbero dovuto comparare le due proposte. In altre parole, secondo il custode il cda di Premafin, forzando l’esclusiva con i bolognesi ed esponendo dunque la società al rischio di azioni legali da parte di Unipol, avrebbe dovuto mettere gli azionisti della società «nelle condizioni di effettuare una comparazione tra le due offerte». Ciò, anche se formalmente l’unica proposta rivolta ai soci della holding era quella della compagnia guidata da Carlo Cimbri. Il fatto che giovedì 28 giugno Sator e Palladio, anche alla luce della richiesta del custode al cda Premafin, abbiano ripresentato la propria offerta, ha fornito a Della Chà il pretesto per sollecitare gli amministratori della holding a bloccare l’esecuzione dell’aumento di capitale riservato a Unipol, convocare una nuova assemblea e verificare così «quale delle due alternative sia concretamente preferibile». Su questo punto il custode, nella lettera inviata al cda di Premafin venerdì 29 giugno, sembra avere già le idee molto chiare. Della Chà non esprime solo i propri dubbi sugli eventuali profili di invalidità della delibera sull’aumento di capitale riservato a Unipol, ma si spende apertamente per la proposta di Sator e Palladio, citando l’opinione commissionata da Arpe e Meneguzzo alla Vitale & Associati per comparare il piano Unipol a quello dei due investitori. Opinione allegata all’offerta ripresentata da Sator e Palladio al cda di FonSai (ma ora anche a quello di Premafin) giovedì 28 giugno, dalla quale ovviamente emerge che il piano di Arpe e Meneguzzo è migliore rispetto a quello dei bolognesi. «Il sottoscritto », scrive Della Chà al cda di Premafin, «ha nel frattempo ricevuto un documento proveniente dal consulente finanziario Vitale & Associati, datato 25 giugno 2012 ed allegato alla presente relazione. L’opinione (pur nella consapevolezza che è stata commissionata da Sator) conclude, con sufficiente chiarezza, nel senso della sostanziale preferibilità per gli azionisti FonSai dell’offerta Sator». Quello che Della Chà, che pure è da giorni in contatto con Sator e Palladio, non spiega al cda di Premafin è che il lavoro della Vitale & Associati è stato redatto in soli due giorni (anche se i documenti in possesso di MF-Milano Finanza sembrano indicare che la relazione è stata commissionata e redatta nello stesso giorno, vale a dire il 25 giugno) ed è costato ad Arpe e Meneguzzo ben 500 mila euro. Appare dunque evidente che, al di là della posizione ufficiale del custode, secondo cui le due offerte devono essere messe a confronto prima di prendere una decisione, nei confronti della proposta Unipol ci sia più che semplice scetticismo. E’ questa la posizione anche di Orsi? Giovedì 28, dopo che MF-Milano Finanza aveva sottolineato l’atteggiamento di benevolenza del pm nei confronti della proposta Arpe-Meneguzzo, da Palazzo di Giustizia avevano fatto trapelare la posizione di neutralità della Procura. Ma è davvero così? Almeno a giudicare da quanto rilanciato dalla Reuters nella giornata di venerdì 29, sembrerebbe proprio di no. Vediamo perchè. In primo luogo, come anticipato da MF-Milano Finanza, Orsi vorrebbe vederci chiaro sulla consistenza patrimoniale di Unipol. Le indiscrezioni di stampa sulla due diligence condotta per conto di FonSai da Ernst Young sui conti del gruppo bolognese, da cui emergerebbe che Unipol avrebbe un patrimonio netto negativo di 209 milioni, così come i rilievi critici del consigliere di FonSai nominato da Sator e Palladio, Salvatore Bragantini, avrebbero contribuito a sollevare i dubbi del pm. Dubbi che si sarebbero rafforzati dopo il sostanziale silenzio, non solo da parte dei bolognesi, ma anche da parte di Consob e Isvap davanti a un pericoloso rumor di mercato. Di fronte a un’indiscrezione del genere, è il ragionamento che viene fatto a Palazzo di Giustizia, non si comprende come mai le autorità di vigilanza non siano intervenute per avere chiarezza. Anche per questo motivo sembra che nei prossimi giorni la Procura possa chiedere a Consob e Isvap di verificare la reale consistenza del patrimonio di Unipol. Nel frattempo però la Procura si aspetta che lunedì 2 luglio il cda di Premafin accolga la richiesta del custode Della Chà e convochi l’assemblea per la revoca della delibera sull’aumento riservato a Unipol per il prossimo 10 agosto. La richiesta dei bolognesi e delle banche creditrici, che si sono appellate ai contratti in essere, di andare avanti con l’operazione potrebbe perciò essere colta come una sorta di prova di forza. Tutto questo mentre in settimana, secondo indiscrezioni di mercato, la Consob dovrebbe dare l’ultimo via libera all’operazione Unipol- FonSai. Ma se l’operazione non si fermasse per accogliere le richieste del custode, come reagirebbe la Procura? Sicuramente con irritazione. C’è infatti la determinazione di mettere i soci di Premafin nelle condizioni di scegliere tra più
; offerte. Ma nel frattempo il 40% della holding è finito in mano al Tribunale e un altro 30% è ancora in mano ai Ligresti. Che a questo punto potrebbero sentirsi legittimati a tornare con decisione in partita. (riproduzione riservata)