di Andrea Di Biase
Dopo Premafin anche Fondiaria- Sai ha dato il via libera alla proposta di Unipol sui concambi per la fusione. Ma anche in questo caso, come fatto domenica dal consiglio di amministrazione della holding, il cda della compagnia assicurativa ha scritto al vertice del gruppo bolognese per capire quale soluzione intende adottare di fronte alla decisione di Jonella e Paolo Ligresti di non rinunciare agli impegni di manleva concessi da Unipol e di non voler assumere alcun impegno a non esercitare il diritto di recesso nell’ambito della fusione a quattro. La rinuncia alla manleva e all’esercizio del recesso sono infatti stati posti dalla Consob quali condizioni per concedere al gruppo bolognese l’esenzione dall’opa obbligatoria su Premafin e a cascata su FonSai e Milano Assicurazioni. Una posizione ribadita anche ieri dal presidente dell’autorità di vigilanza sui mercati Giuseppe Vegas. La risposta dei bolognesi è attesa per la giornata odierna e, secondo quanto si è appreso, Unipol sarebbe orientata a negare in modo unilaterale ai Ligresti sia la manleva sia la possibilità di esercitare il recesso, ritenendo che questo non avrebbe l’effetto di far decadere l’accordo siglato con Premafin lo scorso 29 gennaio. Secondo i bolognesi, infatti, l’impegno a non promuovere azioni di responsabilità nei confronti dei Ligresti e a non votare favorevolmente nel caso fossero altri soci della nuova compagnia a proporla, non facendo parte integrante del contratto ma essendo contenuto in un allegato, può essere disdettato in modo unilaterale da Unipol. Per quanto riguarda invece il diritto di recesso, i bolognesi si farebbero forti dell’orientamento espresso proprio dalla Consob nel documento con cui ha evidenziato la necessità di eliminare eventuali privilegi per i Ligresti. Secondo la commissione, infatti, se anche la famiglia dovesse votare contro la fusione per poter beneficiare del recesso, il fatto di aver promosso l’intera operazione di aggregazione quale azionista di Premafin metterebbe in dubbio la possibilità di esercitare questa facoltà. Unipol, dunque, forte dei pareri dei propri legali, sarebbe pronta a sostenere le proprie ragioni davanti al giudice nel caso in cui i Ligresti decidessero di appellarvisi. A questo punto rimane da conoscere la posizione sui concambi del cda della Milano Assicurazioni, i cui lavori sono iniziati nella tarda serata di ieri e il cui esito emergerà dunque solo oggi. È molto probabile tuttavia che anche il board della controllata si allinei alla posizione della capogruppo, considerato che l’ad Emanuele Erbetta siede anche nel cda della Milano e che, proprio grazie all’impegno di quest’ultimo e del dg Piergiorgio Peluso, il cda della capogruppo ha dato il via libera all’operazione. Secondo quanto si è appreso, il management avrebbe predisposto un documento di una decina di pagine per illustrare ai consiglieri i rischi che l’intero gruppo avrebbe corso nel caso l’accordo con Unipol fosse stato bocciato. Le banche creditrici di Premafin hanno infatti da tempo fatto sapere di essere pronte, in caso di mancato accordo con i bolognesi, a non dare l’ok alla ristrutturazione del debito da 368 milioni della holding. Senza l’intesa sull’operazione Uni- FonSai, l’assemblea di Premafin, convocata per oggi pomeriggio per approvare i conti 2011 e l’aumento di capitale da 400 milioni riservato ai bolognesi, non potrebbe infatti dare l’ok al bilancio con i presupposti della continuità aziendale e la holding finirebbe in default. Ciò potrebbe accadere anche nel caso in cui i Ligresti, quali azionisti di Premafin, decidessero, con una mossa suicida, di non dare l’ok all’aumento di capitale. In tal caso i diritti di voto sul 33% di FonSai dato in pegno alle banche finirebbero subito nella disponibilità dei creditori, mentre l’escussione della garanzia avverrebbe nel giro di 20 giorni. Le banche potrebbero dunque già votare nel corso dell’assemblea straordinaria della compagnia in calendario il 27 giugno per deliberare nuovamente sull’aumento di capitale da 1,1 miliardi (la mancata pubblicazione del patto tra Unipol e Premafin metteva a rischio di impugnativa la precedente delibera del 19 marzo). Ieri il cda di Piazza Cordusio ha approvato all’unanimità (richiesta dall’articolo 136 del Tub per le operazioni con parti correlate) il piano di ristrutturazione del debito di Premafin, subordinandolo però al raggiungimento dell’intesa con Unipol sui concambi per la fusione a quattro e al voto favorevole dei soci di Premafin all’aumento di capitale riservato alla compagnia bolognese. L’altro grande rischi, che sarebbe stato paventato ai consiglieri di FonSai, sarebbe quello del commissariamento da parte dell’Isvap, considerato che ormai da sei mesi la compagnia opera con un margine di solvibilità inferiore alla soglia regolamentare del 100% e che l’authority presieduta da Giancarlo Giannini lo ha consentito solo a fronte della prospettiva rappresentata dal piano Unipol. Per quanto riguarda invece la nuova offerta di Sator e Palladio, che prevede una ricapitalizzazione da 800 milioni, il cda di FonSai ha dato mandato ad Erbetta di approfondire comunque con i diretti interessati, anche se la propriotà rimane comunque quella di chiudere in tempi stretti con Unipol. Proprio sul nuovo piano di Matteo Arpe e Roberto Meneguzzo, giudicandolo «carico di ingognite», si è espresso ieri Amber Capital. Il fondo Usa, che nei mesi scorsi aveva denunciato al collegio sindacale le operazioni realizzate dalla compagnia con le società della famiglia Ligresti, ha lanciato un appello al cda affinché dia il via libera all’operazione Unipol. Un’operazione, a detta di Amber, «che garantisce la salvaguardia degli interessi di tutti gli azionisti e degli assicurati». Il giudizio sfavorevole di Amber sul piano avanzato da Sator e Palladio riguarda anche la possibilità concessa ai Ligresti di rimanere azionisti di FonSai. «Dal punto di vista degli azionisti di minoranza», ha affermato ieri il portavoce del fondo Amber, «sarebbe inaccettabile e offensivo che mantenessero una nella gestione della compagnia coloro che si sono resi responsabili, in maniera ormai conclamata, delle gravissime irregolarità che hanno condotto la società sull’orlo del dissesto». Oggi, intanto, la Consob ascolterà il consigliere di FonSai, Salvatore Bragantini, per verificarne i requisiti di indipendenza. 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