di Francesco Ninfole
La riforma sanitaria voluta da Barack Obama è costituzionale. Lo ha dichiarato ieri la Corte Suprema degli Stati Uniti, che ha dato il via libera in particolare al cosiddetto individual mandate, ovvero l’obbligo di sottoscrivere un’assicurazione sanitaria: i giudici hanno affermato che la norma è equiparabile a una tassa. Secondo la Corte, il Congresso ha perciò agito nell’ambito delle prerogative, in accordo con la Costituzione. La riforma, approvata da Obama nel marzo 2010, era stata contestata da 26 Stati, secondo cui il governo federale non può obbligare i cittadini ad acquistare un’assicurazione. Il voto decisivo (5 favorevoli, 4 contrari) è stato quello del presidente della Corte, John Roberts, cattolico e conservatore, nominato dall’ex presidente George W. Bush. Roberts si è schierato con i quattro giudici liberal; contrari, invece, i magistrati Antonin Scalia, Clarence Thomas, Samuel Alito, considerati vicini al partito repubblicano, e il moderato Anthony Kennedy. I giudici hanno però bocciato la parte della riforma riguardante l’estensione di Medicaid, il programma per i poveri, e hanno dato agli Stati la possibilità di rifiutarne l’applicazione. Obama ha sottolineato che la decisione della Corte Suprema «è una vittoria per gli americani» e rende l’assistenza sanitaria «più sicura e accessibile». Il candidato repubblicano per le presidenziali, Mitt Romney, ha invece promesso di annullare il provvedimento nel caso fosse eletto presidente. La legge (Patient Protection and Affordable Care Act) estende la copertura assicurativa a 30 milioni di cittadini, fornisce sussidi federali per aiutare i più poveri e vieta agli assicuratori di negare la copertura sulla base di alcune precondizioni. Subito dopo la sentenza, il dollaro ha perso terreno sull’euro e sullo yen, ma si è presto riportato alla posizione iniziale. A fine giornata il biglietto verde si è rafforzato sull’euro: il cambio è sceso a 1,243. A Wall Street, l’indice S&P 500 è risalito a fine seduta: la flessione era dello 0,5% pochi minuti prima della chiusura, dopo aver registrato cali di oltre l’1%. La seduta di borsa è stata influenzata dai dubbi sull’Eurozona e dai dati macroeconomici Usa: le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione sono scese di 6 mila unità a 386 mila, mentre la lettura definitiva del pil del primo trimestre ha confermato le stime, rimanendo a +1,9% rispetto al periodo precedente, in frenata rispetto al +3% dell’ultimo trimestre 2011. (riproduzione riservata)