di Anna Messia
La crisi del sistema finanziario non ha risparmiato il mondo assicurativo, che ha chiuso il 2011 con raccolta netta Vita praticamente pari a zero. E la Banca d’Italia, che tra l’altro l’anno prossimo (alla luce delle insistenti voci di un passaggio della vigilanza sulle assicurazioni dall’Isvap a Via Nazionale) potrebbe essere chiamata a controllare in parte anche questo comparto, ha dato conto del fenomeno. A pesare, oltre al calo della nuova raccolta, scesa complessivamente del 12,5% a 110 miliardi (soprattutto per colpa del ramo Vita, -18%), è stato l’aumento dei sinistri, ma più che altro l’incremento dei riscatti di polizze Vita liquidate prima della scadenza. Un fenomeno che, come emerso dalla relazione di Ignazio Visco, si è accentuato nell’ultimo trimestre dell’anno scorso, quando la crisi si è aggravata. Segnale che i risparmiatori, spaventati dalle difficoltà dei mercati, hanno preferito liquidare, magari anche a costo di penali, come previsto spesso da questi contratti. I numeri parlano chiaro: mentre nel 2010 i riscatti erano stati di 66 miliardi, lo scorso anno le liquidazione anticipate sono salite a 74 miliardi, con un’impennata nell’ultimo trimestre. Il risultato è stato che nel 2011 la raccolta netta Vita, dopo due anni di crescita ininterrotta (al ritmo di 25 miliardi l’anno), è stata praticamente a somma zero. A rallentare è stato in particolare il canale bancario. Ovvero gli sportelli che distribuiscono polizze di assicurazioni del gruppo o di altre compagnie con le quali hanno sottoscritto partnership. Le banche, alle prese con la crisi acuta di liquidità, hanno preferito insomma distribuire propri prodotti utili a raccogliere liquidità. Così la quota di mercato di polizze collocate allo sportello è calata dal 61 al 56%, a favore dei promotori finanziari (dal 16 al 18%) e delle agenzie (passate dal 23 al 26%). Un mercato, quello delle assicurazioni Vita allo sportello, che secondo le rilevazioni di Via Nazionale pecca ancora un grado di apertura limitato. Da un’indagine svolta l’anno scorso dalle filiali di Banca d’Italia presso 491 banche, risultava infatti che circa il 28% delle banche del campione ha distribuito prodotti di una sola compagnia e il 36% di due diverse compagnie. Mentre la quota di distribuzione proveniente da banche e imprese appartenenti allo stesso gruppo nel 2011 è salita dal 40 al 60%. I rapporti, insomma, si sono fatti ancora più stretti e tra l’altro le provvigioni di distribuzione corrisposte dalle compagnie alle banche sono state in media pari al 2,4%, in crescita rispetto all’anno precedente. L’altro problema per le imprese di assicurazione italiane sembra poi quello della redditività, soprattutto del ramo Vita, che ha risentito sia della debolezza della raccolta sia dei risultati negativi della gestione finanziaria, su cui hanno pesato in particolare i titoli di Stato italiani che sono arrivati a costituire il 43% delle riserve pari a 477 miliardi (di cui 471 miliardi nel Vita e 60 miliardi nel Danni), in aumento di sei punti percentuali. Ma la Banca d’Italia è andata oltre riportando nella sua relazione anche i dati della società di analisi Bureau van Dijk, che ha messo a confronto, nell’ultimo decennio, la redditività delle compagnie italiane con quelle europee. In Italia il rapporto tra utili e patrimonio netto è stato in media del 10 nel ramo Vita, contro l’11% di Francia e Germania. Ma in questo caso il divario più ampio riguarda il ramo Danni: in Italia la redditività è stata in media del 7%, contro l’8% in Germania e il 13% in Francia. (riproduzione riservata)