di Andrea Di Biase e Andrea Montanari
Da giovedì 14 giugno la famiglia Ligresti non è più l’azionista di riferimento di Premafin, la holding cui fa capo il 36% di Fondiaria-Sai. Il sequestro, ordinato lo scorso 20 aprile dal gip di Milano Roberto Arnaldi su richiesta del pm Luigi Orsi, del 20% della holding in portafoglio ai due trust The Heritage ed Ever Green, assieme alla dichiarazione di fallimento di Sinergia e Im.Co, le due società immobiliari della famiglia Ligresti, titolari di un altro 20%, arrivata proprio il 14 giugno, hanno modificato radicalmente i pesi nell’azionariato di Premafin. La famiglia dell’ingegnere di Paternò, che ormai da qualche giorno ha espresso in modo chiaro i propri dubbi sull’operazione di integrazione tra Unipol e FonSai, può infatti contare solo su un 30% della holding, suddiviso in quote paritetiche tra le tre società lussemburghesi dei figli di Salvatore Ligresti (Jonella-Hike Securities, Giulia- Canoe Securities e Paolo-Limbo Invest). C’è dunque un 40% del capitale che, direttamente e indirettamente, è soggetto al controllo del Tribunale, che potrebbe dunque volere dire la sua sull’integrazione tra FonSai e Unipol, appoggiata da Mediobanca e Unicredit. Qualche indicazione in questo senso già ci sarebbe. Non sarebbero infatti passate inascoltate a Palazzo di Giustizia le parole pronunciate dall’ad di Piazza Cordusio, Federico Ghizzoni, solo poche ore prima che i giudici decretassero il fallimento di Sinergia e Im.Co. La presa di posizione del numero uno di Unicredit, secondo cui la sorte delle due società non avrebbe avuto impatti sull’operazione Unipol, sembra sia stata accolta con un po’ di irritazione in Procura. Così come non sarebbe piaciuta la decisione dell’assemblea di Premafin del 21 maggio, presa con il voto favorevole delle stesse Sinergia e Im.Co, di rinviare la decisione sull’aumento di capitale al 12 giugno. Proprio il giorno prima dell’udienza sul fallimento delle due società, appuntamento che era fissato già dal 2 maggio e che dunque era da tempo a conoscenza dei soci di Premafin. Una pura coincidenza? Può darsi. Il punto chiave della questione, ora che Sinergia e Im.Co sono fallite, riguarda tuttavia a chi spetterà il diritto di voto sul 20% di Premafin: alla banche, in forza del pegno acceso su quei titoli a garanzia del proprio credito, o ai curatori fallimentari delle due società? La questione appare controversa. Secondo quanto appreso in ambienti bancari, il fallimento delle due società dei Ligresti consentirebbe ai creditori (Unicredit, Banco Popolare e Ge-Interbanca) di escutere il pegno e impossessarsi dei titoli Premafin. A sostegno di questa tesi le fonti interpellate sottolineano che già da qualche mese, almeno da quando Claudio Calabi si è insediato, come garante dei creditori, ai vertici di Sinergia e Im.Co, le banche avrebbero avuto la possibilità di esercitare i diritti di voto sul pacchetto del 20%. Lo hanno fatto? Secondo quanto riferito dalle stesse fonti, il voto favorevole all’aumento di capitale espresso il 12 giugno dalle due società (in quell’occasione rappresentate da Fausto Rapisarda, uno degli storici consulenti di Ligresti) sarebbe stato arrivato su input diretto delle banche. Altre fonti sostengono, al contrario, che il voto espresso da Sinergia e Im.Co, seppur gradito ai creditori, sia stato deciso autonomamente dal liquidatore Calabi e non sia dunque il frutto di disposizioni esterne previste dal contratto di finanziamento. La dichiarazione di fallimento, tuttavia, potrebbe avere cambiato ulteriormente le carte in tavola. È infatti possibile che, almeno fino a quando il Tribunale non avrà esaminato lo stato passivo, tutti i beni, compresi quelli dati in garanzia ai creditori, come il 20% di Premafin, rimangano nella disponibilità dei curatori fallimentari delle due società: Ignazio Arcuri, Silvano Cremonesi e Cesare Franzi per Sinergia, Carlo Bianco, Piero Canevelli e Marco Moro Visconti per Im.Co. Tuttavia per l’esame del passivo e la successiva verifica dei privilegi vantati dai creditori ci vorranno mesi. L’adunanza dei creditori di Sinergia è stata fissata infatti il 6 novembre, mentre quella relativa a Im.Co si terrà il 19 novembre. È dunque possibile che fino ad allora siano i curatori a gestire il 20% di Premafin. Questo avrà impatti sull’operazione Unipol-FonSai? Dipenderà da quali saranno le valutazioni dei curatori. Questi ultimi venerdì 15 si sono incontrati negli uffici milanesi di Sinergia per iniziare il loro lavoro. E uno dei primi atti ufficiali sarebbe stata la richiesta a Piergaetano Marchetti, il notaio che ha verbalizzato i lavori dell’assemblea di Premafin, del resoconto della riunione, compreso l’esito delle votazioni. Segno che l’operazione Unipol-FonSai sarà comunque uno degli argomenti al centro delle loro valutazioni. (riproduzione riservata)