di Elisabetta Iovine  

 

L’allarme viene dal congresso europeo sull’obesità, che si è svolto a Istanbul: quasi un terzo dell’umanità si porta appresso troppi chili. Sul pianeta 500 milioni di persone adulte sono obese: 200 milioni di uomini e 300 milioni di donne. Altri 1,46 miliardi sono in sovrappeso.

Un andamento che preoccupa gli esperti, tanto più che il fenomeno sta esplodendo nei paesi emergenti e che le sue cause sono molteplici: cattiva nutrizione, vita sedentaria, stress, predisposizione genetica.

 

Come se non bastasse, il trattamento medico rimane per lo più inefficace. Ecco perché, afferma Philip James, presidente dell’Associazione internazionale per lo studio dell’obesità (Iaso), occorre intervenire con urgenza. Molto è stato fatto per ridurre il consumo di tabacco, di alcool e di sale negli alimenti, ma in numerosi paesi i problemi provocati dall’obesità potrebbero superare quelli legati al tabagismo. E, se non si interverrà al più presto, la battaglia potrebbe essere persa.

Per far sì che gli interventi abbiano effetto, bisogna fare azioni preventive a partire dalla giovane età. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, 43 milioni di bambini di età inferiore a cinque anni erano in sovrappeso nel 2010: gran parte di loro vive in nazioni in via di sviluppo. Proprio l’esperienza dimostra che è possibile ottenere un cambiamento duraturo nel corso dell’infanzia, a cominciare dai programmi condotti in collaborazione con la scuola.

Ci si domanda, poi, se è meglio intervenire sull’alimentazione o, piuttosto, sulla necessità di fare attività fisica e sportiva. Per quale tipo di popolazione e in quale contesto. Innanzitutto va detto che non mancano iniziative ben strutturate in materia. Per esempio, quella per la sorveglianza dell’obesità nell’infanzia (Cosi): lanciata dall’Oms nel 2005, punta a misurare l’evoluzione del sovrappeso e dell’obesità, delle abitudini alimentari e dell’esercizio fisico tra gli studenti delle scuole primarie in un intervallo biennale.

I primi dati sono stati raccolti tra il 2007 e il 2008 in 13 paesi europei, gli altri nei due anni successivi in 17 nazioni. Così è emerso che la Svezia ha scoperto che il 17% dei suoi bambini era in sovrappeso, di cui il 3% sofferente di obesità; il tasso era più elevato nelle piccole città e nelle aree rurali, dove il livello socio-economico è inferiore a quello delle zone urbane. Sul versante operativo, si potrebbe replicare quanto fatto in Francia dal 2004 con il programma Epode, che ha permesso in cinque anni di abbattere del 10% il fenomeno del sovrappeso. Il progetto si propone di educare i bambini a nutrirsi correttamente coinvolgendo insegnanti, medici, associazioni sportive e aziende.