La società di Cupertino è la capofila del consorzio, insieme a Hp e Gepin, che si è aggiudicato la gara per aggiornare il software dei 14 mila uffici postali. Il presidente Ialongo convoca un consiglio straordinario 

di Anna Messia

Anche i supertecnici arrivati nei giorni scorsi dalla California non ce l’hanno fatta a risolvere velocemente i problemi informatici che dal 1° giugno scorso tengono sotto scacco le Poste. Il caso sarà affrontato domani da un consiglio di amministrazione straordinario convocato ieri d’urgenza dal presidente di Poste, Giovanni Ialongo.

 

E molto presto è destinato ad arrivare anche sulle scrivanie degli uffici legali, visto che l’amministratore delegato delle Poste, Massimo Sarmi, è già pronto a chiedere i danni provocati dal blackout a Ibm, la società informatica capofila del raggruppamento temporaneo di imprese, che insieme a Hp e all’italiana Gepin ha vinto la gara europea per aggiornare il software dei 14 mila uffici postali. Il rinnovamento del sistema informatico dell’azienda era programmato già da tempo e sarebbe stato innovativo e all’avanguardia. Avrebbe infatti dovuto accelerare i tempi di esecuzione delle operazioni, permettendo agli operatori degli sportelli di svolgere tutte le principali funzioni da ogni terminale in tempo reale, con l’estensione a tutta la rete a partire dal 14 giugno prossimo. Un restyling che, come si legge dal bilancio delle Poste, solo nel 2010 è costato all’azienda guidata da Sarmi oltre 33,7 milioni di euro in investimenti di software sviluppato all’interno del gruppo. Ma la spesa sembrava più che giustificata perché il nuovo sistema avrebbe dovuto consentire alle Poste, già all’avanguardia per la sala di controllo più grande d’Europa dalla quale la società monitora in tempo reale tutto quello che succede negli uffici, di appuntarsi un altro fiore all’occhiello. In questa macchina, che avrebbe dovuto essere perfetta, qualcosa però non ha funzionato, se è vero che da più di una settimana i terminali delle Poste funzionano a singhiozzo, con disagi enormi per gli anziani che in questo periodo vanno a riscuotere la pensione. Oltre che ovviamente per tutti gli italiani che ogni giorno vanno negli uffici postali per pagare bollettini, versare un assegno o per spedire una raccomandata. Anche perché le Poste, oltre ad avere in mano i recapiti e i pagamenti delle pensioni, sono oggi la più grande compagnia d’assicurazione Vita d’Italia, oltre che una delle principali banche, con 5,6 milioni di conti correnti postali e 296 miliardi di risparmio postale. Insomma, un’odissea che ha paralizzato mezzo Paese nonostante lo sforzo degli sportellisti, che hanno lavorato anche oltre l’orario di chiusura per chiudere almeno le operazioni più urgenti.

La situazione, in queste ore, sta tornando lentamente alla normalità: ieri, secondo i dati forniti dall’azienda sono state circa 7 milioni le operazioni postali e finanziarie eseguite. «Oltre 250 mila le pensioni pagate e più di 1 milione 700 mila operazioni di pagamento di bollettini di conto corrente», hanno dichiarato dalle Poste. Sottolineando che dal primo giugno a ieri gli uffici postali, nonostante le enormi difficoltà, hanno comunque pagato 2 milioni di pensioni rispetto ai 2,9 milioni medi nei primi dieci giorni del mese. Ma ancora ieri fuori dagli sportelli gli utenti erano in coda e soprattutto il problema tecnico non era stato ancora definitivamente risolto, con gli esperti americani e italiani che hanno lavorato fino a sera, fianco a fianco, per ripristinare la piena funzionalità del software sviluppato da Ibm.

 

Un danno enorme per le Poste, non soltanto d’immagine: domani l’azienda incontrerà i rappresentanti di tutte le associazioni dei consumatori per aprire un tavolo di conciliazione e discutere le modalità di risoluzione dei problemi derivanti dagli inconvenienti tecnici di questi giorni. Il danno, da morale, è destinato quindi a diventare materiale e l’azienda guidata da Sarmi è già pronta a tirare in ballo anche le aziende che hanno fornito il servizio. Ovvero Ibm prima di tutto, ma anche Hp e Gepin. (riproduzione riservata)