L’obbligazione è tornata a essere il prodotto di punta allo sportello Perché le banche devono fare provvista a costi contenuti. Ma le polizze sono pronte a rubare di nuovo la scena. Ecco come destreggiarsi nella zuffa 

di Roberta Castellarin e Paola Valentini

 

Le obbligazioni bancarie tornano a riempire le vetrine degli sportelli e rubano la scena alle polizze vita. Queste ultime nel 2010 erano le regine incontrastate della raccolta, ma oggi sono snobbate dalle banche che preferiscono collocare bond per fare incetta di liquidità a costi inferiori a quelli che dovrebbero pagare agli investitori istituzionali.

Il tutto a scapito dei fondi comuni, che nei primi cinque mesi del 2011 hanno registrato una raccolta netta negativa di 7 miliardi di euro. In attesa che la riforma della tassazione, effettiva dal 1° luglio (vedere articoli nelle pagine 14-15) possa aiutare i fondi a tornare appetibili, i bond continuano a essere il prodotto di punta per molti istituti bancari. Nei primi tre mesi le emissioni lorde hanno toccato 69 miliardi di euro, stando ai dati di Bankitalia. Conferma i numeri l’Abi, che registra a fine aprile uno stock di raccolta tramite obbligazioni bancarie pari a 827 miliardi, con una crescita rispetto all’anno precedente del 2,58% e con un’inversione di tendenza rispetto al 2010. Un trend destinato a continuare perché nei prossimi due anni le banche italiane dovranno emettere bond per 200 miliardi solo per rifinanziare le obbligazioni in scadenza. Vista l’aria che tira sui mercati, con la crisi del debito sovrano e la concorrenza dei corporate bond, alle banche tornerà sempre più utile ricorrere al canale retail, che consente di risparmiare sui tassi passivi.

Dalla loro le polizze vita hanno il fatto che possono anche contare su altri canali rispetto a quello bancario. E così il presidente dell’Ania Fabio Cerchiai ha dichiarato che gli assicuratori si aspettano di chiudere l’anno con una crescita della raccolta vita tra il 7 e l’8%. Peraltro anche le banche, una volta risolto il nodo della liquidità, potrebbero tornare presto a offrire polizze, che garantiscono commissioni più alte rispetto a bond e fondi.

In mezzo ci sono gli investitori. Che oggi possono confrontare quanto offrono i bond in vetrina agli sportelli con quanto hanno riconosciuto loro le gestioni separate nel 2010. In media il rendimento medio lordo delle polizze vita tradizionali è stato del 3,8% contro il 3,3% dei titoli di Stato e dell’1,5% dell’inflazione. Rispetto a questa performance agli investitori viene riconosciuta solo una parte delle performance, di solito si tratta dell’80%, quindi si può stimare un risultato medio retrocesso del 3%. Per aiutare il risparmiatore a districarsi MF-Milano Finanza ha analizzato le nuove emissioni bancarie in collocamento agli sportelli e le ha messe a confronto con i rendimenti dei titoli di Stato di pari scadenza. Questi sono confrontabili con caratteristiche e rendimenti 2010 delle gestioni separate. Il tutto per scoprire quali siano i prodotti più convenienti e remunerativi.

Dal confronto emerge che i bond bancari nel 52% dei casi rendono meno di Btp e Cct di pari scadenza e non compensano il rischio di credito dell’emittente il cui rating è inferiore a quello della Repubblica Italiana.

Un esempio.

Nella nota informativa dell’obbligazione Banco Popolare Serie zero coupon 2015 si legge che «l’onere implicito legato alla mancata considerazione del merito creditizio dell’emittente nella metodologia di pricing» è del 9,93%. In altre parole, il Banco Popolare paga nell’arco di quattro anni il 9,93% in meno di quanto dovrebbe pagare in base al suo rating. Da qui risulta un rendimento netto del 2,37%. Che è inferiore a quello del Btp scadenza 2015 (3,49%). E non si tratta di un caso isolato. Il bond Ubi a tasso fisso 2,65% a scadenza 2013 rende il 2,33% netto contro il 2,73% netto del Btp di pari scadenza. Ma anche l’obbligazione Bnp Paribas Bnl Millennium a scadenza 2016 rende nello scenario intermedio l’1,27% contro il 3,49% del Btp. A fare concorrenza ai bond domestici sono arrivate, poi, le banche estere che quotano direttamente i bond senza passare per lo sportello. In questo modo offrono tassi un po’ più alti grazie alle commissioni di collocamento risparmiate. Tuttavia, a differenza di quando si sottoscrive un bond sul primario, nel caso di acquisto sul secondario il sottoscrittore non sa a che prezzo si aggiudicherà il bond.

Per quanto riguarda le gestioni separate, l’analisi deve riguardare sia i rendimenti sia i costi previsti dalla polizza. In questo caso l’indicatore da tenere d’occhio è l’indicatore sintetico dei costi (Isc). La normativa dell’Autorità di vigilanza prevede, infatti, che nella nota informativa dei singoli prodotti le società inseriscano un dato che riassuma tutti i costi annui a carico del sottoscrittore, ed è espresso in percentuale della posizione individuale. L’isc viene calcolato in base a un’ipotesi di permanenza nel fondo di 5, 10 o 15 anni, con un versamento stabilito e un rendimento ipotetico del 4% annuo. Ci possono essere più ipotesi in base ai diversi tipi di versamento, all’età e al genere dell’assicurato, per cui non sempre è possibile il confronto omogeneo. Nella tabella in pagina sono confrontati rendimenti e costi del contratto di un campione di prodotti tradizionali oggi in collocamento. (riproduzione riservata) e Cina nel 1986 e valida a partire dal 1990 non si applica infatti al territorio di Macao ed alla regione di Hong Kong. Ma qualcosa sembra muoversi anche su questo fronte. Chi sta seguendo da vicino l’operazione è pronto a mettere la mano sul fuoco che a breve sarà siglata una convenzione per evitare la doppia imposizione con Hong Kong, «anche per effetto dell’ipo di Prada si sta cercando di risolvere la questione», si è lasciato sfuggire un addetto ai lavori. Secondo gli analisti asiatici, infatti, il mercato retail avrebbe risposto in maniera fredda alla quotazione del gruppo guidato da Prada e Bertelli in quanto scoraggiato dal regime fiscale italiano che tassa plusvalenze e dividendi rispettivamente al 12,5% e al 27%. Se la convenzione dovesse realmente andare in porto a stretto giro di posta, come sembra, c’è da star certi che il richiamo d’Oriente si farà sentire sempre più forte per le ipo italiane. (riproduzione riservata)