Ma che fine ha fatto la casalinga di Voghera? Di sicuro non è andata in pensione! Visto che, oltre ad essere caduta nel dimenticatoio televisivo, è stata abbandonata pure dell’Inps, l’Istituto nazionale di previdenza sociale che nel 1997 istituì l’apposito fondo di previdenza per i lavori familiari proprio per dare l’opportunità di una vecchiaia serena alle mamme italiane. Lo stessa Inps, infatti, nelle oltre 300 pagine del suo recente rapporto annuale dimentica a tutto tondo di fare il punto sui contributi delle persone che svolgono un’attività non retribuita per la gestione della famiglia. Nella citata relazione si affronta lo stato di salute di tutti i fondi. Ma quello delle casalinghe non risulta da nessuna parte. Come mai? Forse perché dall’inizio della sua storia la pensione delle casalinghe non ha mai riscosso alcun successo, tanto da indurre oggi l’Inps a sorvolare sulla questione per evitare di dover ammettere il flop di una promessa che non poteva essere mantenuta già 15 anni fa, all’indomani del cambio di rotta con il sistema di calcolo delle pensioni di tipo contributivo (l’importo dell’assegno è determinato dai soli contributi versati). A leggere le condizioni di accesso al fondo, infatti, si apprende che il contributo minimo per crearsi una pensione è di poco più di 25 euro al mese per almeno 5 anni. A conti fatti 8 euro al mese di pensione per chi ha raggiunto i 65 anni di età. Insomma, non proprio un affarone. La verità infatti è che se la casalinga vuole la pensione se la deve pagare. E pure a caro prezzo. Del resto come si fa a chiedere 300 o 400 euro al mese a chi non ha alcun reddito? Il presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua che è uomo di buone maniere se lo sogna di mettere in imbarazzo le massaie d’Italia. E così preferisce parlare degli altri successi dell’Istituto.
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