Il settore del Legno è caratterizzato da una varietà di attività che vanno dal taglio e piallatura, alla fabbricazione di prodotti in legno e sughero come porte, finestre, cornici, imballaggi (ad esclusione dei mobili da arredamento). Si tratta di lavori svolti ancora prevalentemente in maniera tradizionale per i quali è frequente il ricorso a utensili manuali. Questo spiega l’alta incidentalità dell’arto superiore (48% del totale infortuni), in particolare della mano (40,6%).
Numeri così elevati non trovano riscontro né nell’Industria e Servizi, dove si registrano percentuali decisamente più basse (rispettivamente 25,9 e 18,4), né nel comparto più affine del Manifatturiero (39,7 e 30,7). Il forte ricorso alla manualità spiega anche il 33% di denunce per ferite (sono il 15% nell’Industria e Servizi e il 24,1% nel Manifatturiero).
Connota il settore la massiccia presenza di uomini: il 95,7% degli infortuni sono maschili (contro il 70,2% dell’Industria e Servizi e l’85% del Manifatturiero). Non si rilevano sostanziali differenze con gli altri settori industriali per quanto riguarda, invece, l’età degli infortunati: il 35% è al di sotto dei 35 anni e poco meno del 78% sotto i 50. Dal confronto con gli altri settori produttivi, risulta leggermente più elevata l’incidenza di lavoratori stranieri infortunati, il 18,2% dei 7.156 casi denunciati nel 2009 contro il 16% dell’Industria e Servizi e il 17,6% del Manifatturiero.
A pesare di meno nell’Industria del Legno, gli infortuni in itinere che rappresentano il 7,4% di tutte le denunce contro il 12% a livello generale. Le professioni più esposte al rischio sono quelle proprie del settore, in primis i falegnami, che nel 2009 hanno denunciato il 67% degli infortuni, seguiti, a grande distanza, da imballatori (3,5%), magazzinieri (2,8%) e segantini di tronchi (2,7%).
Fonte: INAIL