Dopo la crisi i Paperoni riscoprono l’asset management. Dove spiccano money manager che hanno guadagnato quasi fino al 100% negli ultimi tre anni. Ecco tutti i fuoriclasse del risparmio tra i prodotti italiani ed esteri
Da qui al 2012 i Paperoni aumenteranno del 5% gli investimenti in azioni e per farlo si affideranno sempre di più a fondi e gestioni. Dalla fotografia scattata dal World Wealth Report 2011 di Merrill Lynch e Capgemini emerge che le società di wealth management hanno riconquistato la fiducia dei super-ricchi.
Anche in Italia, come risulta dall’osservatorio di Aipb (l’Associazione italiana del private banking), l’asset management è in crescita nei portafogli dei vip. I quali dopo la crisi mai come ora hanno a disposizione gestori di qualità da riscoprire. Senza contare che la riforma fiscale in arrivo, che in Italia dal 1° luglio equiparerà la tassazione dei fondi italiani a quella degli esteri e darà una marcia in più ai prodotti tricolore. Che si presentano all’appuntamento con la riforma fiscale con performance di tutto rispetto. Il rendimento medio negli ultimi 20 anni dei fondi comuni italiani è di quasi il 150%, mentre a 10 anni si arriva a punte di oltre il 105%. Ma anche accorciando l’orizzonte temporale ai tre anni, quindi dallo scoppio della crisi finanziaria a oggi, si trovano gestori che hanno raggiunto livelli di eccellenza sia tra le sgr tricolore sia tra i nomi internazionali. D’altronde tutti sono concordi nell’affermare che proprio negli ultimi tre anni le migliori occasioni di guadagno sono emerse non tanto negli asset più tradizionali, quanto sulle attività meno conosciute dal risparmiatore medio e quindi meno presenti nei portafogli.
Proprio per individuare i fuoriclasse del risparmio gestito dal 2008 a oggi MF-Milano Finanza ha individuato con l’ausilio di Morningstar i migliori fondi comuni di diritto italiano ed estero. È stata elaborata la classifica dei primi 25 fondi italiani e dei primi 25 fondi esteri in base al rendimento cumulato a tre anni. Inoltre sono stati selezionati i cinque migliori comparti per altrettante macro-categorie (azionari internazionali, azionari Usa, azionari Europa, bilanciati e obbligazionari diversificati). Per i soli fondi di diritto italiano è stata poi stilata la classifica assoluta dei migliori prodotti a 10 e 20 anni.
Gestori emergenti. Dal 2008 i mercati obbligazionari dei Paesi emergenti hanno dato molte soddisfazioni agli investitori. Non è un caso che i migliori fondi italiani a tre anni sono specializzati in questa categoria. Come il comparto Pioneer obbligazionario Paesi emergenti, gestito da Yerlan Syzdykov, che evidenzia una performance cumulata del 37,61%. Segue il Nordfondo obbligazioni Paesi emergenti di Sella gestioni. Il fondo, sotto la guida di Andrea Zuccheri, ha messo a segno una performance del 36,72%. La ricetta vincente del money manager di Pioneer? Un mix tra titoli di Stato e corporate. «Nell’ambito dell’universo corporate privilegiamo aziende del settore energy e utility, società molto orientate alle esportazioni e gruppi leader di mercato nell’erogazione di servizi e prodotti con bassa elasticità della domanda», spiega Syzdykov. Mentre Zuccheri prende anche scommesse in valuta: «Il fondo è specializzato sulle obbligazioni dei Paesi emergenti a livello globale, con il benchmark composto dalle emissioni in euro e dollari.
Le obbligazioni in valuta locale sono inserite in portafoglio in maniera opportunistica fino a un massimo del 30%». Quali sono le prospettive dei bond emergenti? «Con un orizzonte di medio periodo le obbligazioni dei Paesi emergenti rimangono interessanti», spiega Zuccheri. «I paesi hanno elevati potenziali di crescita e in generale una situazione di conti pubblici decisamente migliore rispetto ai Paesi sviluppati. Inoltre il peso dell’asset class nei portafogli degli investitori è destinata a salire». Tra i fondi di diritto estero spiccano invece i comparti azionari degli emergenti che hanno beneficiato anche dell’effetto valuta. Come il Gam Star China Equity con una performance del 98,32% e il Fidelity Indonesia (+97,83%). «L’Indonesia è in una fase di svolta», dice Phadnis Dhananjay, gestore del fondo di Fidelity. «La stabilità politica degli ultimi dieci anni ha consentito numerose riforme, nuove infrastrutture e un incremento dei consumi in un Paese che conta 240 milioni di abitanti. La riforma delle infrastrutture è una priorità e rappresenta il fattore più importante per portare il tasso di crescita dal 5-6% a un potenziale 7-9%».
Ritorno in azione. Con il +22,07% a tre anni il comparto JP Morgan Highbridge Us Steep si laurea primo tra i fondi specializzati su Wall street. «Il fondo utilizza tecniche sistematiche che consentono di analizzare tra 1.300 e 1.500 titoli ogni cinque minuti nell’arco di una giornata di trading», fa sapere Highbridge Capital Management, società cui è delegata la gestione. Quali sono le attuali prospettive del comparto azionario, dato che l’avversione al rischio tra gli investitori premia la liquidità? «Considerati gli ultimi dieci anni di sovraperformance del credito, i tassi di interesse molto bassi a livello globale e un’elevata probabilità di aumento dell’inflazione, sembra ragionevole che molti investitori possano cercare alternative alle strategie di credito a tasso fisso e alla liquidità», aggiungono da Highbridge. «Possiamo concordare sul fatto che le azioni possano potenzialmente rappresentare un’alternativa interessante». Sulla stessa lunghezza d’onda Angus Parker, gestore del fondo Hsbc European Equity, primo tra gli azionari Europa con un +29,42%. «Le prospettive di rendimento per il mercato azionario in questo momento sono favorevoli, anche se l’attuale incerto contesto macroeconomico e i rischi che ne possono derivare potrebbero dare origine a una certa volatilità», puntualizza Parker. «Siamo ancora nella fase di ripresa che segue alla più importante recessione degli ultimi 60 anni e il settore corporate si mostra ancora solido con società che continuano a riportare buoni risultati». Manuela Novati, gestore del fondo Valori responsabili azionario di Etica sgr, che a tre anni ha reso il 14,46%, aggiunge: «Crediamo che i mercati azionari offrano delle buone opportunità di acquisto con diversi titoli contraddistinti da livelli di valutazione interessanti».
Bond al bivio. Stretti tra i default delle banche statunitensi e islandesi prima e dalla crisi dei debiti sovrani dell’Eurozona poi, gli ultimi anni si sono rivelati pieni di insidie per gli investitori in bond. Ma per chi ha saputo cavalcare i giusti trend non sono mancate le soddisfazioni. Uno specialista in obbligazioni globali come Hanoune Herve, gestore del fondo Amundi Global Aggregate, è sul podio dei migliori fondi esteri a tre anni con un +93,51%. I titoli investment grade rappresentano almeno il 90% del totale del patrimonio del comparto di Amundi, che di recente ha lanciato per il retail una classe che prevede la distribuzione di una cedola mensile. Negli ultimi tre anni Herve ha puntato sulle emissioni finanziarie di banche campioni nazionali e di società del settore energia e ha anche preso scommesse in valuta. «C’è ancora valore nel reddito fisso», commenta il gestore di Amundi. «Le società hanno buoni fondamentali e le banche stanno diminuendo drasticamente l’indebitamento e offrono oggi profitti costanti con una volatilità inferiore», aggiunge Herve, che affronta la crisi del debito governativo dell’euro-zona evitando i titoli di Stato. «C’è ancora troppa incertezza e preferiamo non detenere obbligazioni governative dei Paesi dell’Europa cosiddetta periferica, preferiamo piuttosto investire in emissioni blue chip di Italia e Spagna come Intesa Sanpaolo,Telefonica o Gas Natural». Tra gli obbligazionari diversificati spicca il Fonditalia Euro Yield Plus di Fideuram Gestions con il +40,21% a tre anni. Il fondo investe in prevalenza in titoli corporate obbligazionari a tasso variabile, emessi da aziende finanziarie e non, ed è esposto in misura contenuta verso i titoli di Stato dei maggiori Paesi dell’area euro, limitandosi a quelli con profilo di credito migliore. «Le turbolenze finanziarie che hanno colpito Europa e Usa negli ultimi tre anni hanno creato rilevanti opportunità nei mercati obbligazionari corporate», sottolinea il gestore Sebastiano Chiodino:. «In questa fase la scelta dei titoli è influenzata in modo profondo dall’elemento del rischio Paese». Anche secondo Richard Woolnough, gestore del fondo M&G Optimal Income, primo tra i bilanciati moderati a tre anni con un +45,45%, il contesto continua a essere favorevole per le obbligazioni corporate.
Il fascino dei bilanciati. Chi avesse investito 20 anni fa nello storico fondo Azimutbilanciato avrebbe ottenuto un rendimento di oltre il 260%. «Il fondo è investito al 55% in azioni europee, le cui aree geografiche principali sono Germania Francia e Inghilterra, segue l’Italia con titoli quali Eni, Prysmian, Astaldi Ansaldo sts, Danieli,Snam, Atlantia ed Enel», dice Alessandro Capeccia, gestore del comparto dal 1999. Secondo cui oggi, «soprattutto dopo la correzione degli ultimi due mesi, il potenziale delle azioni è nettamente superiore al cash». Il fondo ha una posizione in obbligazioni governative, pari al 28%, soprattutto tedesche e italiane. Punta sui titoli di Stato italiani anche Gianluca Follador, gestore del fondo Anima Visconteo (+255% a 20 anni): «Siamo sovrappesati sull’Italia, che presenta un profilo di rischio-rendimento interessante, mentre deteniamo posizioni prossime allo zero nei titoli di Portogallo, Islanda, Grecia e Spagna». (riproduzione riservata)