Allarme sul mercato, che teme il collasso delle negoziazioni a fronte di un gettito probabilmente molto inferiore alle attese. Il rischio maggiore è per le operazioni intraday. Che potrebbero ridursi del 75% perché troppo costose
di Giuseppe Di Vittorio
Ancora polemiche sul ritorno del cosiddetto fissato bollato, la tassa sulle transazioni finanziarie che il governo vorrebbe reintrodurre con la manovra. Dopo la bocciatura di Borsa Italiana, ora sono trader e broker a scagliarsi contro il balzello, visto come un attacco mortale al trading italiano.
Le perplessità sollevate dagli intermediari finanziari riguardano anzitutto il fatto che l’imposta di bollo renderebbe poco conveniente il trading intraday (cioè l’apertura e chiusura di una posizione nella stessa seduta).
Un’operazione da 10 mila euro costerebbe 30 euro di bollo, più 14 euro in media di commissioni di negoziazione, da pagare anche se l’operazione dovesse chiudersi in perdita. Le transazioni intraday rischierebbero di colare a picco. Mario Fabbri, ad della sim torinese Directa, azzarda alcune previsioni. «Facciamo 20 milioni di eseguiti in un anno», dice, «ma così le operazioni potrebbero ridursi anche a un quarto». Se Iwbank, il secondo broker italiano, preferisce ancora non commentare, a Ig Markets non si cela la preoccupazione. «Se i trader intraday cessano di operare mancherà liquidità al mercato» spiega il responsabile del desk italiano, Alessandro Capuano. I titoli si muoverebbero con forti strappi e la Borsa Italiana diventerebbe terreno incontrastato per poche banche d’affari internazionali. «Sui derivati poi», aggiunge Capuano, «ci sarebbero costi 20 volte più alti se calcolati sul nozionale dei contratti». Gli effetti negativi della scarsa di liquidità non si esaurirebbero qui. «Un mercato meno liquido è poco interessante anche per gli emittenti», aggiunge Gianluigi Gugliotta, segretario di Assosim. Per potersi finanziare le imprese dovranno fare più ricorso al debito bancario, col rischio di un’involuzione del sistema finanziario. Anche le aziende che operano in cambi, per necessità commerciali andrebbero incontro a un peggioramento sistematico del cross valutario, con i relativi costi. Quanto al gettito, il gioco potrebbe non valere la candela: i soldi che entreranno saranno di gran lunga inferiori a quelli previsti. E qualcuno alla fine, secondo gli intermediari, dovrà assumersi la responsabilità di quei numeri, soprattutto alla luce degli effetti negativi prodotti. «Il risultato finale potrebbe essere un gettito irrisorio e un settore, quello della negoziazione, sull’orlo del collasso», commenta Capuano. In un settore finanziario globalizzato «potrebbero esserci facilmente fenomeni elusivi», spiega Gabriele Vedani di Fxcm. Basta che un cliente italiano operi con un broker estero che non è stato autorizzato a operare in Italia per aggirare la norma. Non a caso, nel 1997 il fissato bollato fu eliminato proprio per evitare una disparità di trattamento sui clienti italiani fra broker residenti ed esteri. (riproduzione riservata)