Investire nel capitale delle Generali non porta frutti, almeno per ora. Lo dimostrano i conti 2010 di Invag, il salottino che sotto la regia di Mediobanca (che ne detiene il 7,7%) riunisce importanti esponenti dell’imprenditoria italiani quali le famiglie Ferrero (6,22%), Gavio (7,7%), Lavazza (6%), Arvedi (6,22%) e Minozzi (7,7%). La holding, che possiede l’1,35% della compagnia triestina, ha registrato una perdita di 63,6 milioni a causa della svalutazione per 65,3 milioni dell’unica partecipazione in portafoglio. La scelta fatta dall’amministratore unico, Franco Zambon, è legata al corso del titolo Generali che al momento della stesura del bilancio trattava a 14,30 euro a fronte di un valore di carico di 29,12 euro. I soci di Invag hanno quindi deciso di rettificare di oltre 3 euro il valore delle singole azioni, portandolo a 26 euro, sempre il doppio dell’attuale prezzo di borsa (13,86 euro). Nonostante tutto la società si dice fiduciosa, «tenuto conto delle prospettive economico-finanziarie della partecipata». Resta il fatto che se Invag decidesse oggi di smobilizzare la quota registrerebbe una minusvalenza di 254,4 milioni su un valore di carico totale di 544,8 milioni. Che l’investimento al momento non stia dando particolari benefici lo dimostra anche il dividendo risicato (7,3 milioni) incassato l’anno scorso. Le cose dovrebbero andare meglio quest’anno visto che dal Leone arriverà una cedola di 0,45 euro per azione, il 28,6% in più rispetto a quella del 2009. (riproduzione riservata)